Dopo tanto penare è arrivato anche il momento della SAF che si trova in una bufera giudiziaria che non ha precedenti storici. Fare Verde si è interessata da tempo alla struttura che nonostante le richieste non ha mai concesso di essere visitata e alla luce delle vicende giudiziarie non si può fare altro che pensare a male. Oltre all'impegno diretto di Fare Verde Cassino e le battaglie per gli odori nauseabondi la nostra Associazione a più riprese ha espresso le sue perplessità sul destino della porzione umida dei rifiuti. Situazioni mai potute verificare in icto oculi perchè l'azienda non ha mai risposto alle richieste di visita di Fare Verde. Da quanto si è appreso c'è un filone d’indagine che riguarda il recupero dei Rifiuti Solidi
Urbani da parte della società pubblica SAF SPA, alla quale vengono
conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia di
Frosinone. Le verifiche della P.G., in base alle conclusioni dei
consulenti nominati dalla Procura di Roma, ipotizzano uno scarso e/o
inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che differenziati.
Proprio lo scarso trattamento avrebbe determinato una maggiore quantità di
rifiuti conferiti alla discarica (con conseguenti maggiori costi di
smaltimento da parte della società pubblica), nonché l’emanazione di
cattivi odori derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione e, infine, una
maggiore produzione di percolato. Ciò ha determinato anche
l’attribuzione di errati codici CER ai rifiuti gestiti.
In riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di
Roma ritengono che la SAF abbia recuperato una parte insignificante dei
rifiuti organici (Frazione Umida dei rifiuti urbani) provenienti dai comuni della provincia di Frosinone,
che invece hanno pagato un corrispettivo alla SAF proprio affinchè tali
rifiuti venissero recuperati. (Circostanza intuita da Fare Verde tanto è vero che è stato chiesto al Comune di Monte San Giovanni Campano di realizzare il compostaggio domestico viste le grandi somme versate alla SAF per la frazione umida dei rifiuti). Quanto premesso ha procurato di conseguenza le ipotesi dei
reati di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture a danno degli
stessi comuni conferenti.
Il profitto conseguito attraverso le presunte
attività illecite è stato
oggetto di sequestro con i decreti in corso di esecuzione.
Le società sequestrate sono state affidate ad amministratori giudiziari,
deputati alla gestione delle aziende, assicurando che il ciclo di
smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si interrompa.
Fare Verde si augura che al più presto venga fatta piena luce su tutta la vicenda nell'interesse supremo della popolazione e dell'Ambiente.
Un
secondo filone d’indagine, invece, riguarda il recupero dei Rifiuti
Solidi Urbani da parte della società pubblica SAF SPA, alla quale
vengono conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia
di Frosinone.
Le verifiche della P.G., in base alle conclusioni dei consulenti
nominati dalla Procura di Roma, ipotizzano un presunto scarso e/o
inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che
differenziati. A causa di ciò si sarebbe determinata una maggiore
quantità di rifiuti conferiti alla discarica (con conseguenti maggiori
costi di smaltimento da parte della società pubblica), nonché
l’emanazione di cattivi odori derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione
e, infine, una maggiore produzione di percolato. Ciò ha determinato
anche l’attribuzione di errati codici CER ai rifiuti gestiti. In
riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di
Roma ritengono che la SAF avrebbe recuperato una parte insignificante
dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di
Frosinone, che invece avrebbero pagato un corrispettivo alla SAF proprio
affinchè tali rifiuti venissero recuperati. Per tale motivo si
ipotizzano, di conseguenza, i reati di truffa aggravata e frode in
pubbliche forniture a danno degli stessi comuni conferenti. Il profitto
conseguito dalle citate società attraverso le presunte attività illecite
ammonterebbe a più di 26 milioni di euro, ed è stato oggetto di
sequestro con i decreti in corso di esecuzione.
Le società sequestrate sono state affidate ad amministratori
giudiziari, deputati alla gestione delle aziende, assicurando che il
ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si interrompa.
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ma
- alle società di smaltire ingenti quantità degli stessi presso la
discarica, non abilitata alla gestione di rifiuti pericolosi, con il
conseguimento di enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di
smaltimento, ben superiore relativamente ai rifiuti pericolosi. Un
apporto significativo e determinante sarebbe stato dato dai responsabili
dei laboratori di analisi che avrebbero stilato i rapporti di prova non
esaustivi, necessari per declassificare i rifiuti. Un secondo
filone d’indagine, invece, riguarda il recupero dei Rifiuti Solidi
Urbani da parte della società pubblica SAF SPA, alla quale vengono
conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia di
Frosinone.
Le verifiche della P.G., in base alle conclusioni dei consulenti
nominati dalla Procura di Roma, ipotizzano un presunto scarso e/o
inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che
differenziati. A causa di ciò si sarebbe determinata una maggiore
quantità di rifiuti conferiti alla discarica (con conseguenti maggiori
costi di smaltimento da parte della società pubblica), nonché
l’emanazione di cattivi odori derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione
e, infine, una maggiore produzione di percolato. Ciò ha determinato
anche l’attribuzione di errati codici CER ai rifiuti gestiti. In
riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di
Roma ritengono che la SAF avrebbe recuperato una parte insignificante
dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di
Frosinone, che invece avrebbero pagato un corrispettivo alla SAF proprio
affinchè tali rifiuti venissero recuperati. Per tale motivo si
ipotizzano, di conseguenza, i reati di truffa aggravata e frode in
pubbliche forniture a danno degli stessi comuni conferenti.
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ma
- alle società di smaltire ingenti quantità degli stessi presso la
discarica, non abilitata alla gestione di rifiuti pericolosi, con il
conseguimento di enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di
smaltimento, ben superiore relativamente ai rifiuti pericolosi. Un
apporto significativo e determinante sarebbe stato dato dai responsabili
dei laboratori di analisi che avrebbero stilato i rapporti di prova non
esaustivi, necessari per declassificare i rifiuti. Un secondo
filone d’indagine, invece, riguarda il recupero dei Rifiuti Solidi
Urbani da parte della società pubblica SAF SPA, alla quale vengono
conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia di
Frosinone.
Le verifiche della P.G., in base alle conclusioni dei consulenti
nominati dalla Procura di Roma, ipotizzano un presunto scarso e/o
inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che
differenziati. A causa di ciò si sarebbe determinata una maggiore
quantità di rifiuti conferiti alla discarica (con conseguenti maggiori
costi di smaltimento da parte della società pubblica), nonché
l’emanazione di cattivi odori derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione
e, infine, una maggiore produzione di percolato. Ciò ha determinato
anche l’attribuzione di errati codici CER ai rifiuti gestiti. In
riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di
Roma ritengono che la SAF avrebbe recuperato una parte insignificante
dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di
Frosinone, che invece avrebbero pagato un corrispettivo alla SAF proprio
affinchè tali rifiuti venissero recuperati. Per tale motivo si
ipotizzano, di conseguenza, i reati di truffa aggravata e frode in
pubbliche forniture a danno degli stessi comuni conferenti.
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