La
promozione turistica in Ciociaria
Ci
sono una serie di motivi che rendono desiderabile un territorio, come la sua
posizione geopolitica, la dotazione infrastrutturale,la qualità e la quantità
di investimenti, gli aiuti economici ad esso riservati, il grado di connessione
con i mercati mondiali, il sistema creditizio, ma soprattutto, in buona parte, ciò
che rende valido un territorio sono le sue capacità interne. Da qui inizia il
percorso di studi sulla valorizzazione del territorio ciociaro.
Il
presente articolo vuole essere un contributo alla sensibilizzazione della
cittadinanza alla rivalutazione del proprio paese e ad una migliore
cooperazione tra istituzioni pubbliche e organismi di diritto privato. Infatti
se riuscissimo a costruire e proporre una nuova identità socioculturale potremmo
rendere la provincia di Frosinone realmente concorrenziale rispetto agli altri
competitors territoriali e potremmo offrire nuove opportunità di sviluppo
socioeconomico e di crescita occupazionale. Mediante la riforma del Titolo V
della Costituzione e l’istituzione della
Legge 217/1983 successivamente modificata con la legge 135/2001 alle regioni è
demandato il compito di legiferare in materia turistica e di promuovere il
turismo locale. Già nel 2003 la regione Lazio ed in particolare la Camera di
Commercio di Frosinone, hanno realizzato, in collaborazione con il Consorzio
Civita, una relazione sulla costituzione di un Distretto Culturale che aveva l’obiettivo
di accelerare il processo di valorizzazione dell'asset territoriale
rappresentato dai beni culturali e dalle altre risorse del territorio(http://www.civita.it/Civita-Cultura-Holding/Attivita/Promozione-e-innovazione-del-territorio/Progetti/Distretto-culturale-di-Frosinone).
I poli attorno a cui si è costruito il distretto culturale di Frosinone sono
formati sia dai paesi del frusinate che da quelli extra provinciali ma che
comunque hanno una rilevanza socio-culturale: il Paese Ernico, Montecassino ed
il Cassinate, Fiuggi, Val Comino, Arpino, i Monti Simbruini ed i Monti Aurunci.
Il Distretto Culturale, delimitato territorialmente, è un sistema di relazioni
che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia
materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori
produttivi che a quel processo sono connesse.
L’obiettivo
principale di codesto lavoro è la promozione turistica della Ciociaria, inizieremo
da una panoramica generale per analizzare – successivamente – i singoli
territori. Il tutto mediante la ricerca di fonti statistiche circa i flussi
turistici del luogo. Abbiamo posto l’attenzione sull’organizzazione turistica
pubblica ed in particolare sulle aziende di promozione turistica, organo
demandato alla cura ed alla
valorizzazione del territorio.
Lo
studio si è articolato secondo una serie di fasi:
a)
raccolta di informazioni presso le I.A.T della provincia di Frosinone;
b)
studio approfondito delle brochures e dei depliants;
c)sintesi
dei dati statistici raccolti;
La metodologia
Nella
prima sezione dell’elaborato, si è suddivisa la Ciociaria in sette poli
attrattori individuati come già esistenti nella provincia di Frosinone e che
sono: il Paese ernico - con le quattro città di Anagni, Alatri, Veroli e
Ferentino - Montecassino e il Cassinate, Fiuggi e la Val di Comino, dotati di
risorse di livello nazionale; i Simbruini, Arpino e gli Aurunci, attrattori di
livello extraprovinciale.
Un ulteriore approfondimento di analisi è stato
possibile sia attraverso la raccolta presso le IAT e presso le ATP, di brochures,
volantini ed opuscoli informativi, a cui hanno partecipato Enti locali,
istituzioni culturali, musei, associazioni di categoria coinvolti dal progetto
sopra menzionato, sia attraverso lo studio del territorio in modo peculiare
delle abbazie, santuari e pellegrinaggi, archeologia industriale, mura
poligonali, castelli medievali, feste storiche, ecc.
Nella
seconda parte dell’elaborato è stata delineata la strategia di valorizzazione di
ciascun polo. Infatti per ognuno dei poli individuati, viene descritto nel
dettaglio un inquadramento territoriale rispetto ai propri temi dominanti
(cenni storici, patrimonio ambientale, patrimonio storico- artistico, prodotti
tipici, artigianato, eventi culturali e folkloristici, ricettività).
La
terza parte dell’elaborato si compone della sintesi dei dati statistici
raccolti, puntando l’attenzione sui tabulati statistici che riguardano il
movimento turistico alberghiero ed extra-alberghiero.
Il
territorio della Ciociaria
Di
seguito sono stati riportati sinteticamente alcuni tra i paesi della Ciociaria,
individuano per ciascuno di essi le risorse culturali, paesaggistiche che le
caratterizzano.
Geograficamente,
il territorio della Ciociaria si sviluppa ai piedi dei Monti Ernici, da qui il
nome dell’omonima popolazione.
La
regione storica della Ciociaria, millenario ponte geografico tra Roma e Napoli,
coincide quasi perfettamente con la provincia di Frosinone ed alcuni comuni
delle provincie di Roma e Latina. L’origine del nome deriva dalle “ciocie”,
antichissime e caratteristiche calzature portate una volta dai suoi pastori,
fatte di un solo pezzo di cuoio, fermato al piede da stringhe, anche esse di
cuoio, e avvolte attorno al polpaccio, a sua volta rivestito da una fascia di
tela bianca. La storia e lo spirito della Ciociaria si sono forgiate in intima
connessione con le forme del territori. Dall’epoca pre-romana, con le
antichissime acropoli circondate da mura megalitiche, all’età imperiale, con
prospere città sulla via Latina. La terra che vediamo oggi è però soprattutto
quella che ha preso forma nei primi secoli del Medioevo, con l’opera
civilizzatrice delle abbazie Benedettine e lo splendore delle Città dei papi.
Una
terra da scoprire e conoscere attraverso un viaggio nel passato tra storia,
mito e leggenda sulle orme di Cicerone, San Tommaso e San Benedetto.
La storia
della Ciociaria
L’aspetto
peculiare della Ciociaria preromana è caratterizzato dalla presenza di città
completamente cinte di mura in opera poligonale e indicate dalla tradizione
popolare come le città dei ciclopi, fondate secondo il mito dal dio Saturno.
Questi
vivaci paesi sono per lo più arroccati sui rilievi collinari e il loro tessuto
urbano è segnato dalle varie civiltà (preromana, romana, medievale,
rinascimentale, barocca), che hanno lasciato preziose testimonianze della propria
cultura.
I
Comuni :
Alatri
Alatri
è caratterizzata da imponenti cinte murarie di epoca preromana e, per tale
ragione, venne definita come la città dei ciclopi. La cinta muraria, risalente
al IV secolo a.C., circonda completamente l’area dell’Acropoli, a cui si accede
attraverso due porte: Porta Maggiore, coperta da un enorme architrave
monolitico, e Porta Minore, dove sono scolpiti 3 falli come simbolo apotropaico
di fecondità e protezione dell’antica comunità ernica. Sulla spianata, sede dei
templi pagani, sorgono oggi l’Episcopio e il Duomo di San Paolo, dove sono
custodite l’ostia incarnata, miracolo eucaristico del 1228, e le reliquie di
Papa Sisto I, patrono di Alatri.
Per
approfondire la conoscenza storica della città ernica e romana, è opportuno
visitare il Museo civico, allestito presso l’antico Palazzo Gottifredi, dove è
stato ricostruito anche il modellino del tempio etrusco italico, rinvenuto in
questo territorio e conservato presso il Museo Nazionale di Villa Giulia a
Roma.
Un’altra
preziosa reliquia, venerata dagli alatrensi, è un lembo del mantello di San
Francesco, conservato presso la chiesa intitolata al poverello di Assisi; si
consiglia una passeggiata lungo le piagge per raggiungere la suggestiva Chiesa
di San Silvestro con resti di affreschi del XII-XIII secolo.
Anagni
Antica
città sacra agli Ernici, Anagni rivestì sempre un importante ruolo religioso e
politico. Durante il periodo ernico, la città era completamente cinta dalle
mura in opera poligonale, di cui oggi sono visibili poche tracce, lungo il
versante settentrionale all’antica acropoli, databili tra il V e IV secolo. In
età romana, questa cinta muraria fu ampliata fino a comprendere l’eniciclo
degli Arcazzi di Piscina, probabili terrazzamenti di una costruzione termale
della fine del III/inizio II secolo a.C., e i resti delle Mura Serviane, dove
sul pilastro centrale è scolpito un simbolo fallico. Purtroppo, nel corso dei
millenni la cinta muraria ha subito numerosi rimaneggiamenti.
Attualmente
l’aspetto più peculiare dell’abitato di Anagni, città natale di quattro
pontefici, (Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII), è il
suo centro storico di aspetto medioevale. Tra i monumenti, spicca per
importanza artistica la superba Cattedrale romanica di Santa Maria con la sua
cripta affrescata, il duecentesco Palazzo Papale, teatro del celebre “schiaffo
di Anagni”, l’ardita architettura della Sala della Ragione nel Palazzo
Comunale, espressione massima del potere civile della comunità anagnina,
costruito tra il 1159 e il 1163 da Jacopo da Iseo, uno dei rappresentanti delle città lombarde, venuti a stipulare i
“patti di Anagni” con Papa Adriano IV, contro l’Imperatore Federico Barbarossa.
Da
ammirare, nella Chiesa di San Andrea, il Trittico del Salvatore, splendida
opera del XII secolo di scuola romana. Di fronte alla chiesa si trova la famosa
casa Barnekow, interessante esempio di casa medioevale, decorata nell’800 con
affreschi esoterici dal pittore svedese Barnekow. Molti sono i monumenti da
soprire in questa splendida cittadina, che va visitata passeggiando nei vicoli,
o lungo i viali alberati alla fine dei quali si aprono grandi piazze, dove si
affacciano splendidi edifici antichi, come la chiesa di San Pietro in Vineis,
un monastero di cui si hanno le prime notizie a partire dal XII secolo. La
chiesa romanica conserva ancora il pavimento cosmatesco e interessanti
affreschi del XII e XIV secolo.
Arpino
Sulla
sommità di Arpino, nel quartiere Civitavecchia, troviamo uno dei monumenti più
stupefacenti del periodo pre-romano: l’arco a sesto acuto, antica porta aperta
sulle mura in opera poligonale, costruite per difendere l’antica Arx. L’arco è
costruito da una serie di grandi massi disposti ad incastro, senza l’ausilio di
malte cementizie. Nel Medioevo, lungo queste mura, vennero aggiunte numerosi
torri, che resero il borgo un importante
punto strategico a difesa del sottostante nucleo di Arpino.
Secondo
un’antichissima leggenda, qui scelse di vivere Saturno divinità protettrice
dell’agricoltura.
Ancora
resti di mura poligonali s’incontrano salendo verso il quartiere Civita
Falconara, sulla cui sommità sorge il Castello di Ladislao Durazzo.
Cuore
del paese è l’elegante piazza Municipio, delimitata su tre lati dal Palazzo
Boncompagni, attualmente sede del Centro Internazionale Umberto Mastroianni,
celebre scultore del ‘900, dal Convitto Nazionale Tulliano, sede del
prestigioso liceo ginnasio, che ogni anno ospita la manifestazione del Certamen
Ciceronianum Arpinas, gara di traduzione e commento di un brano di Marco Tullio
Cicerone, una manifestazione di risonanza europea, che registra la
partecipazione di centinaia di liceali europei. Una visita alla bella Chiesa
parrocchiale di S. Michele consente di ammirare i dipinti del pittore Giuseppe
Cesari, noto come il Cavalier D’Arpino, e di importanti esponenti della cultura
del barocco romano.
Atina
Nell’antichità,
Atina venne considerata come l’ultimo centro difensivo contro il Sannio e,
grazie alle risorse del suo territorio, ricco di limonite, e al coraggio dei
suoi uomini, venne definita “potens” da Virgilio.
Nelle
sale del Museo Comunale, è possibile avere una precisa idea dell’importanza
strategica rivestita da questo paese, circondato da mura in opera poligonale, e collocato su rilevanti
vie di collegamento per il commercio, tra la Campania e l’Etruria. Anche in
epoca medievale, Atina rivestì il ruolo di importante centro amministrativo
della Valle di Comino e qui fissarono la loro dimora i Signori Cantelmo, che
provvidero alla ristrutturazione del Palazzo Ducale, dopo il violento terremoto
del 1349. la possente mole del castello occupa gran parte di Piazza Saturno, la
cui sobria facciata è ingentilita da belle bifore e torri.
Al
secondo piano del palazzo, si trova un grande mosaico romano a tessere bianche
e nere (II sec d.C.), raffigurante quattro eroi armati e proveniente dai resti
di un’antica domus.
Alle
spalle del castello, si trova la parrocchiale dell’Assunta decorata con tele di
L. Velpi, che ricordano le storie di San Marco Galileo, patrono della città.
Ferentino
Ferentino
è tra le città ciociare ad avere il maggior numero di monumenti ed epigrafi
romane. Il nucleo urbano più antico è completamente circondato dalle mura in
opera poligonale, sulle quali si aprono numerose porte, di cui la più antica è
Porta Sanguinaria, così detta perché, presumibilmente, era l’ultimo passaggio
dei nemici di Ferentino. Qui si apre anche un criptoportico romano, conosciuto
come il carcere di S. Ambrogio, patrono della città, vittima delle persecuzioni
di Diocleziano. Particolarmente belle sono le due chiese più grandi del paese,
il Duomo romanico di San Giovanni e la Chiesa gotico cistercense di S. Maria
Maggiore. Nel duomo sono da ammirare il pavimento a mosaico dei Cosma, il cero
pasquale, la sedia episcopale del Vassalletto e uno dei più bei cibori
medievali, opera di Drudus de Trivio. Spicca, per la sua elegante linea
architettonica, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita, all’inizio del
XIII secolo, come grangia alimentare della vicina Abbazia di Calamari, di cui
ne ripete la semplicità e la purezza dello stile gotico cistercense.
Poco
distante dal centro abitato, su una collina, si trova il cenobio celestino,
dedicato a S. Antonio, e per molto tempo, luogo di sepoltura di papa Celestino
V.
Frosinone
Frosinone,
chiamata in passato Frusino, importante capitale del regno dei Volsci, a capo
della rivolta dei popoli Ernici contro
Roma, poi venne Municipium romano e quindi parte dello Stato della Chiesa. Un
ruolo da prima donna che non ha mai ceduto e ancora conserva quale capoluogo di
tutta la Ciociaria. Come molte cittadine del circondario, anche Frosinone è
cresciuta su di un colle da cui torreggia la valle del Sacco. Il centro storico
è dominato dal Palazzo della Prefettura e dall’imponente profilo barocco della
chiesa di San Benedetto. La Cattedrale dell’Assunta era romanica ma ha sofferto
di varie manipolazioni anche dopo l’ultima guerra: resta il campanile a tre
piani di bifore, a testimoniare lo stile originario. Il nobile passato
dell’antica Frusino è invece emerso sotto un moderno palazzo sul viale Roma:
qui giacciono i resti dell’anfiteatro romano. Dell’età romana non restano molte
testimonianze visibili, anche se al museo archeologico comunale si possono
ammirare numerosi reperti.
Veroli
Nella
parte più alta della città di Veroli, a 700 metri di altezza, si
trova la Rocca di San Leucio, cinta dalle mura in opera poligonale, alle quali
sono state appoggiate, nel Medioevo, mura e torri, per rafforzare questa antica
fortezza ernica.
Durante
il periodo ernico, Veroli fu una delle città a capo della Lega Ernica, in lotta
contro Roma. Divenuta più tardi fedele alleata dell’Urbe, a Veroli fu concesso
l’onore di festeggiare le stesse festività di Roma, come è testimoniato dai
Fasti Verulani, frammento di calendario marmoreo del I secolo d.C., posto nel
cortile di casa Reali; esso ricorda le festività dei primi tre mesi dell’anno,
i giorni nefasti, i comiziali, gli intercisi.
La
sua eccezionale posizione strategica la rese, per lungo tempo, inespugnabile e
qui trovarono prigionia o rifugio, re, imperatori e papi. È in questo borgo che
si trova la chiesa più antica di Veroli, dedicata a San Leucio (XI secolo); le
sue dimensioni ridotte e la semplicità dello stile ne fanno uno dei tesori della
cittadina, ricca di storia, arte e cultura.
Isola del
Liri-Sora
Nel
cuore della Valle del Liri, in una fertile conca che fa da nido alla città,
ecco Sora, antica città dei Volsci. La cittadina si allarga sotto il massiccio
profilo del monte San Casto sulla cui sommità domina la Rocca del XVI secolo,
baluardo voluto dai Della Rovere a difesa della città. Il fiume Liri, quieto e
dalle verdi sponde, lambisce il centro storico più antico. Sora ha nel suo
territorio numerose chiese e conventi che oltre a raccontate la fede dei suoi
cittadini, raccontano la storia della città. A cominciare dal Duomo di S. Maria
costruito sui resti di un tempio romano nell’XI secolo e poi ricostruito in
stile cistercense nel 1229 con il portale romanico che anticipa la facciata. Di
notevole interesse artistico l’abbazia di San Domenico del XI secolo.
Isola
del Liri è forse il solo centro nel nostro Paese che sia attraversato da un
fiume che diviene nel centro città una grandiosa cascata che risuona in un
salto di 30 metri.
Ad aggiungere fascino ad un tale spettacolo naturale, un imponente maniero
domina dall’alto. È il castello Boncompagni-Viscogliosi, un prodigioso esempio
di edilizia medievale anche se rimaneggiato nei secoli successivi.
Boville Ernica-Monte San Giovanni
Campano
Difeso
da mura medievali movimentate da 18 torri, ora tonde ora quadrate, Boville
Ernica sorge su di un colle che guarda e domina la valli del Liri, del Cosa e
del Sacco. La cittadina è circondata da un’aria barocca leggermente invecchiata
ma pur sempre di gran fascino. Quest’aria baroccheggiante si gusta soprattutto
nella piazza di Sant’Angelo con la bella parrocchiale di San Michele Arcangelo
dalla facciata settecentesca dilavata dal tempo. Unico e preziosissimo è il
mosaico composto da Giotto conservato nella Chiesa di San Pietro Ispano.
Inaccessibile, fortificato, Monte San Giovanni Campano rappresenta molto bene
il fenomeno dell’“incastellamento” legato alla costruzione dello Stato
Pontificio. Al centro del nucleo storico a “cupola” spicca il Castello ducale dei Conti d’Aquino
dove fu rinchiuso San Tommaso. Procedendo sulla provinciale, a pochi
chilometri, si trova il borgo dal nome più curioso: Strangolagalli.
Un’etimologia tanto fantasiosa ha sviluppato diverse ipotesi; ma messe da parte
le leggende un po’ cruente, arrivare a Strangolagalli è un’esperienza
gradevolissima per l’occhio: il panorama è paradisiaco. Le colline proteggono
ed esaltano il piccolo paese facendone un borgo naturalmente protetto e
inserito in un ecosistema gradevolissimo.
La
Ciociaria: la natura
Le magie dei Monti Ernici
Tra
le molte aree naturalistiche di grande interesse nel territorio della
Ciociaria, i Monti Ernici sono certamente una meta obbligatoria per ogni
appassionato di escursionismo e ambiente. A pochi chilometri da Veroli, Prato
di Campoli con le sue faggete, dove trovano spazio pregiate colonie di
agrifoglio, ha una porta d’accesso privilegiata per entrare nel mondo magico
della montagna appenninica. La primavera in questa zona ha un’autentica
esplosione di colori, ma il momento più
entusiasmante per scoprire i particolare e dettagli più nascosti del
mondo alpestre sono i mesi del tardo autunno e di fine inverno, quando le folte
chiome dei faggi devono ancora nascondere il variegato universo del sottobosco.
La pietra calcarea e il faggio, illuminati dalle luci traverse delle corte
giornate di novembre e febbraio, svelano sfumature e atmosfere che la stagione
calda confonde in un delirio di verde. Proprio in questo periodo , liberato
dall’affollamento di gitanti dei mesi estivi, camminando lungo il reticolo di
sentieri che circondano Prato di Campoli non è difficile incontrare gli
abitanti della montagna : volpi, istrici, la simpatica puzzola e il cinghiale,
il rintocco ritmato del picchio che interrompe il silenzio della foresta , il
volo scomposto e veloce dell’upupa , mentre nel cielo l’aquila reale volteggia
in ampi cerchi sopra le cime e i crinale, in questa stagione spesso ancora
coperti di neve. In estate, invece, protagonista della vita sui pascoli della
zona sono le mandrie di bovini e ovini che da maggio a settembre vivono allo
stato semibrado sull’altipiano
Il Lago di San Giovanni Incarico
Situata
nella valle del Liri, nel tratto in cui questa si allarga tra il massiccio del
Monte Cairo a nord e quello degli Musoni-Aurunci a sud. La riserva si estende
nel territorio dei comuni di S. Giovanni Incarico, Arce, Ceprano e Falvaterra
per circa 725 ettari.
Istituita nel 1999, riveste carattere di notevole interesse archeologico per
l’affioramento di resti delle antiche città di epoca romana che le danno
il nome. Inoltre, la presenza di particolari specie vegetali e animali
evidenziati la grande potenzialità dell’ambiente; la vegetazione delle
zone umide è rappresentata da canna di palude e tifa e ai margini dei corsi
d’acqua da Iris pseudo-acorus. Allontanandosi dai corsi d’acqua il canneto
viene sostituito da pioppi, salici, ontani e da rubinetti e querceti. La fauna
è varia e numerosa: libellule, coleotteri, farfalle; negli acquitrini si trova
la carpa, la tinca, il cavedano, il persico sole; tra i rettili il colubro
d’Esculapio e il biacco. Tra gli uccelli sono presenti l’airone rosso, la
garzetta, la pittima reale, il beccaccino, i corrieri, il cavaliere d’Italia,
il totano moro, la pantana, il nibbio bruno, il falco di palude, la poiana. Tra
i mammiferi sono presenti la donnola, il tasso, la faina, la volpe il riccio.
Il
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
La
parte sud-occidentale della provincia di Frosinone, dalla Valle di Canneto alle
Mainarde, rientra nei confini della più conosciuta area protetta d’Italia. Pur
avendo solo un mese in meno rispetto al Parco Nazionale del Gran Paradiso, è
considerato il più vecchio della penisola perchè già nel 1907 la
Società Pro Montibus et Silvis aveva proposto la tutela di questa zona,
sicuramente uno degli angoli più belli e meglio conservati dell’intera catena
appenninica. Il lupo, l’orso e la lince (in base ad alcune autorevoli
segnalazioni che autorizzano a considerare la sua presenza nell’ambito del
Parco) sono i più rappresentativi mammiferi della fauna continentale a rischio
di estinzione e hanno trovato nei recessi più nascosti delle foreste del Parco
un habitat ideale alla loro sopravvivenza. Anche il picchio nero tra i volatili
e il pino mugo, presente in questa zona con l’unica colonia al di fuori delle Alpi,
testimoniano una straordinaria biodiversità .
Il Parco dei Monti Simbruini
Distribuito
tra le provincie di Roma e Frosinone, con i suoi 30.000 ettari è il
parco più esteso del Lazio, con cime che superano i 2000 metri, come il
Monte Viglio di 2156 metri
di altitudine. Ricco di fenomeni carsici, questo territorio montuoso è
caratterizzato da un’abbondanza idrica conosciuta fin dall’epoca romana da cui
deriva il nome sub imbriubus, sotto le piogge – e da vaste foreste di faggio
e querceti, che ne ricoprono oltre i due terzi. Numerosi gli avvistamenti di
orsi e lupi in gita dai territori del vicino Parco d’Abruzzo, mentre tra le
rocce più impervie nidificano il falco pellegrino e il lanario. Paradiso per il
trekking, il territorio del Parco è attraversato dal Sentiero Italia.
Il
Parco dei Monti Aurunci
Tra Frosinone e Latina, la catena dei monti Aurunci
domina il litorale di Formia con pittoreschi dirupi che digradano verso il
mare. Anche qui il paesaggio è caratterizzato dal fenomeno carsico, le cui espressioni
più evidenti sono rappresentate dalle doline (depressione del terreno originate
dallo sprofondamento della volta di cavità sotterranee), generalmente
riempite da terre rosse e rocce modellate in maniera caratteristica (lapiez,
solchi carsici o docce, vaschette di corrosione, ecc.) che caratterizzano
fortemente il paesaggio. Le forme sotterranee sono rappresentate da pozzi e
gallerie, a prevalente sviluppo verticale, di grande valore ambientale. Una
delle grotte più interessanti e famose è la grotta dei Serini nel territorio
del comune di Esperia, che rappresenta un’attrazione per speleologi esperti. Le
numerose specie vegetali si possono osservare soprattutto nei mesi di maggio e
giugno e per gli amanti delle orchidee il Parco è un vero paradiso, infatti nel
suo territorio fioriscono circa 50 specie e numerosi ibridi naturali. Tra gli
anfibi, da sottolineare la presenza del Tritone italiano. I siti riproduttivi,
mancando nel territorio importanti raccolte d’acqua, come stagni, fiumi,
ruscelli, sono principalmente composti da fonti d’acqua artificiali come pozzi
in pietra, cisterne, vasche ed abbeveratoi. Interessante è sicuramente la
salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergiditata) essendo diffusa
esclusivamente nelle regioni montane italiane del versante tirrenico.
Il Lago di Canterno
La
Riserva ha una superficie di 1824 ettari, interessa territori situati nel
comprensorio di Anagni, Fiuggi, Fumone, Torre Cajetani, trivigliano (comuni
della Provincia di Frosione). È situata
quasi a ridosso del Massiccio degli Ernici tra i rilievi che dalla Valle del
Sacco si snodano verso la Piana di Fiuggi. Le formazioni boschive, costituite
da querceti con prevalenza di Cerro e boschi misti di latifoglie, che coprono
gran parte del gruppo Monte Porcino La Monna, si trovano soprattutto nei
versanti settentrionali e orientale dei rilievi, dove sono anche presenti
rimboscamenti a conifere. La fauna è rappresentata principalmente da specie
tipiche delle zone umide, in particolare trampolieri e rallidi come l’airone
cenerino, l’airone rosso, la garzetta e la gallinella d’acqua. Le zone di
fondovalle sono interessate da una fitta trama geometrica di appezzamenti
suddivisi da siepi e scoline, che costituiscono un pregevole esempio di
paesaggi agrario.
I
Monti Lepini
Originati
prevalentemente da fenomeni carsici, ipogei ed epigei, i Lepini costituiscono
insieme ai Monti Ausoni ed Aurunci la catena preappenninica del Lazio
meridionale. Il territorio risente dell’incontro tra condizioni bioclimatiche
differenti che si riflettono sulla vegetazione a carattere mediterraneo e
sudtropicale sui versanti sud occidentali, continentale su quelli
settentrionali ed orientali. Tra le specie rare di rilevanza botanica, oltre
alle orchidee, segnaliamo l’agrifoglio e il Taxus baccata, quest ultimo
presente in numero esiguo d’esemplari in stazioni isolate, testimone vivente di
un’antichissima vegetazione ormai scomparsa e risalente a più di 100 milioni di
anni fa (periodo Mesozoico). Il patrimonio faunistico è ben rappresentato da specie
erpetologiche (Colubro di Riccioli e Salamandrina dagli Occhiali) e
dall’avifauna (160 specie di uccelli di cui 64 stazionarie).
Le
Terme Varroniane
Tra
Roma e Napoli, poco distante dal casello autostradale di Cassino e dal centro
abitato, sorge il complesso turistico Terme Varroniane immerso in una
lussureggiante vegetazione e ricco di sorgenti di acqua oligominerale, il
complesso turistico è aperto tutto l’anno e si offre a voi con tutti i suoi
conforts: camping internazionale, visita al parco privato, aree ed attrezzature
per picnic, cure idropiniche, sala congressi (ristoro), pista da ballo,
attrezzature sportive. È il luogo ideale
per il vostro tempo libero dove potete organizzare indimenticabili feste, concerti,
raduni, gite scolastiche, ecc. Camping, corrente elettrica, camper service,
gettatoio, WC chimico. Cure termali gratuite per i campeggiatori.
Le
Terme di Pompeo
Le
acque sulfuree bicarbonato calciche sono note fin dall’epoca romana. A
Domitilla, nativa di Ferentino, moglie di Vespasiano e madre degli imperatori
Tito e Domiziano è riferita la costruzione delle Antiche Terme. Nel 1854 la
famiglia Pompeo diede vita ad uno dei primi stabilimenti termali dell’era
moderna, sviluppatosi nel corso degli anni fino alla costruzione nel 1984 del
nuovo stabilimento, imponente e moderna struttura. Dalle Terme di Pompeo, posta
al centro della splendida Ciociaria, si raggiungono varie e stupende
località : ad un chilometro da Ferentino, cittadina di origine pre-romana.
Di particolare interesse sono le Mura Urbane, le Porte di accesso, il Complesso
dell’Acropoli con l’annesso Mercato Romano Coperto.L’acqua delle Terme Pompeo,
per la loro composizione sulfurea-bicarbonato-calcica, ha un’ampia gamma di
applicazione per la cura di numerose patologie. Le affezioni delle vie
respiratorie vengono trattate mediante inalazioni, aerosol e polverizzazioni;
per le malattie dell’orecchio-naso-gola si ricorre a insufflazioni
endotimpaniche, ventilazioni polmonari, irrigazioni nasali e ginnastica
respiratoria; bagni caldi con idromassaggi vengono impiegati nella terapia
delle forme artroreumatiche e dermatologiche, mentre l’ozonoterapia è
utilizzata per le vasculopatie; infine, i più comuni disturbi della sfera
ginecologica sono trattati con irrigazioni vaginali con bagno caldo. Completa
l’offerta dei servizi termali un centro per la rieducazione tubarica e
foniatrica: la prima a completamento del ciclo di cura previsto per la
sordità rinogena, la seconda per la cura e la prevenzione delle
alterazioni funzionali ed organiche delle corde vocali. Per le bronchiti
croniche viene proposto il ciclo di ventilazione polmonare abbinato alla
ginnastica respiratoria. L’attrezzato e moderno complesso termale, immerso in
un parco secolare, è dotato inoltre di due piscine termali e del qualificato
Centro Bellezza-Benessere Portofino che è in grado di prendersi cura della
bellezza degli ospiti delle Terme offrendo trattamenti personalizzati per il
viso e per il corpo.
La Riserva Naturelle del Lago di Posta
Fibreno
Ambiente
suggestivo e molto ben conservato, era considerato già ai tempi
dell’impero Romano una nota località turistica, decantata persino da
Cicerone. Oggi la Riserva appare al visitatore come un lago di acque
limpidissime, un sito di grande valenza ambientale e paesaggistica, oltre che
ricco di particolarità uniche come l’isola galleggiante (un’isola di
torba che si sposta con l’andamento delle correnti) o la nàue, una
caratteristica ed antichissima imbarcazione locale. Ma la vera ricchezza della
Riserva sono le sorgenti del Fibreno, alimentate da un’area montuosa di 400-500 chilometri
quadrati (i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e con una
portata di 10 metri
cubi di acqua al secondo, una fra le più importanti del
centro Italia. In questo particolare ambiente trovano rifugio importanti
presenze dell’avifauna, quali aironi, garzette e rapaci e specie ittiche
endemiche come il carpione del Fibreno e la trota macrostigma.
Le
Terme di Fiuggi
Tutto
è nato dall’acqua. Una piccola sorgente d’acqua che attirava, già nel
Medioevo, l’attenzione di illustri personaggi. Papa Bonifacio VIII, per
esempio, che era nato in Ciociaria e conosceva bene la fonte. I registri
contabili conservati in Vaticano annotano ben 187 ordini di pagamento per il
trasporto dell’acqua da Anticoli di Campagna, come allora si chiamava la
città di Fiuggi. E le lodi dell’acqua che rompe la pietra compaiono anche
in alcune lettere scritte da Michelangelo intorno al 1549. Ciò che rese
quest’acqua indispensabile a re, nobili e ambasciatori era la sua
capacità miracolosa di curare la calcolosi renale. Capacità che
conserva immutata ancora oggi, anche se il miracolo altro non è che un prodigio
naturale. Fiuggi, infatti, sorge in mezzo ad una formazione tufacea
caratterizzata da un’alternanza da strati permeabili e semipermeabili,
attraverso i quali l’acqua filtra e si depura, acquisendo le sue
proprietà benefiche. Solo a Fiuggi sgorga questa particolarissima acqua
oligominerale, l’unica a unire alle proprietà diuretiche la capacità
di sciogliere ed espellere i calcoli renali. È
un efficace rimedio per le infezioni delle vie urinarie, per la cura
della gotta e delle artropatie uratiche. È indicata per trattamenti
disintossicanti e depurativi in generale.
La Ciociaria: arte
Abbazia dell’Auricola
L’abbazia
dell’Auricola sorge sulla cima del colle omonimo nel comune di Amaseno. La sua
origine risale a prima del XIII° secolo, varie sono le fonti dalle quali ciò si
può scaturire. In seguito agli scavi per il restauro effettuati nel 1897 è
stato rinvenuto un sigillo abbaziale recante la figura di un abate, i caratteri
semigotici ad esso inciso lo fanno ritenere al secolo XIII°. Altre fonti che
testimoniano la presenza dell’abbazia in quegli anni sono date dai registri di
Onorio III° nei quali si rileva che l’abbazia era abbastanza cospicua e
fiorente e già allora poteva contare
anni di esistenza in quanto aveva giurisdizione e proprietà anche per i paesi vicini. Inoltre l’analisi
degli affreschi presenti dimostra che la chiesa sia stata fondata dai monaci
benedettini del ramo cistercense. Per molti anni l’abbazia venne abbandonata e
nel 1896 iniziarono i lavori di ricostruzione e fu affidata ai padri
francescani. Dieci anni dopo essi abbandonarono l’Auricola e nel 1907 fu
affidata ai padri cappuccini di Alatri, nel 1933 fu ceduta ai cistercensi di
Casamari che non vi stabilirono mai la residenza. Attualmente è in possesso
della curia di Ferentino per cessione fatta dai P.P. Cistercensi nel 1943. La
chiesa è costruita in pietra calcarea locale, l’esterno è in stile romanico,
mentre l’interno conserva le primitive forme a sesto acuto. È presente una sola
navata con cappelle laterali asimettriche, che rappresentano la parte più
antica della chiesa, salvata dalle rovine. L’Auricola è sacra alla Vergine, l’immagine
ha fama di essere miracolosa come attestano gli ex voto e la costante devozione
della popolazione. Di notevole importanza sono anche i quattro reliquiari di
legno intagliato lasciati dai Padri Francescani, i quali rappresentano esempi
di arte barocca del XVII° secolo.
La Certosa
di Trisulti
La
Certosa di Trisulti è immersa in uno dei più bei paesaggi montani della
Ciociaria sorge alle falde dei monti Ernici, nel comune di Collepardo. Essa fu
edificata la prima volta da S.Domenico di Foligno il quale fece costruire un
complesso monastico di cui oggi restano solo pochi ruderi. La costruzione della
Certosa ebbe inizio nel 1204 ad opera di Innocenzo III°; l’abbazia passò
dall’ordine dei benedettini all’ordine dei padri passionisti certosini i quali
iniziarono la costruzione di un nuovo complesso monastico. Nel 1211 venne
inaugurata la nuova abbazia che comprendeva la Chiesa, due chiostri, l’archivio
ed una magnifica farmacia. La chiesa, ristrutturata nel ‘700, è ad una sola
navata, le pareti sono arricchite da vari affreschi e dipinti. Dalla chiesa si
accede ad uno dei due chiostri anch’esso settecentesco, mentre l’altro situato
all’esterno, viene utilizzato come cimitero. All’interno della certosa è
custodito, inoltre, un importante archivio ricco di pergamene e documenti.
L’attrazione maggiore di tutto il complesso monastico è dato dalla
farmacia,nata inizialmente per garantire assistenza terapeutica ai frati,
divenne ben presto una fonte farmaceutica di tutto il circondario. I monaci
usavano lavorare le erbe e le spezie raccolte nei monti circostanti estraendone
le essenze e gli aromi che ancora oggi sono conservati nelle vetrine della
farmacia. Nel corso dei secoli l’abbazia si è trasformata architettonicamente e
nel 1947 è passata alla Congregazione così di Casamari, divenendo cistercense. La certosa ha come
caratteristica la voluta lontananza ed autonomia rispetto ai centri abitati,
nasce soprattutto come luogo isolato in modo da invitare al raccoglimento e
alla pace interiore. Oggi lo splendido e articolato complesso monastico è
divenuto monumento nazionale.
L’Abbazia di Casamari
Nel
comune di Veroli, ubicato su di una collina rocciosa sorge l’Abbazia di
Casamari. L'etimologia del termine deriva da "Casa Marii" cioè Casa
di Mario in quanto sul luogo dove oggi sorge il monastero esisteva un villaggio
"Cereate" in cui nacque o resiedette il celebre console. Secondo
fonti documentali alcuni ecclesiastici di Veroli diedero inizio alla
costruzione di una chiesa dedicata ai santi Giovanni e Paolo per poi costituire
una comunità benedettina di Casamari.
Con il passare del tempo l'abbazia crebbe di dimensioni ed importanza
distinguendosi sia a livello spirituale che politico. Nel frattempo in Europa
si espandeva l'ordine cistercense la cui spiritualità giunse in Italia grazie a Bernardo di
Clairvaux, molti monasteri benedettini chiesero l'incorporazione
all'ordine così anche Casamari fu
incorporata nell'ordine dei Citeaux. Tra le fine del XII° ed inizi del XIII°
secolo fu avviata la costruzione dell'attuale monastero e nel 1203 papa
Innocenzo III° benedisse la prima pietra della chiesa; quattordici anni dopo fu
consacrata da Onorio III° e dedicata ai martiri romani Giovanni e Paolo.
Nonostante le complesse vicende storiche, l'abbazia è rimasta sostanzialmente integra
nella sua struttura originaria. I moduli di costruzione richiamano quelli
borgognoni, caratterizzati da un' architettura ispirata alla semplicità e alla funzionalità propria dell'ordine. Il monastero è ideato e
realizzato secondo una concezione urbanistica funzionale attorno al chiostro,
in modo da avere, secondo la regola di S. Benedetto, una propria
organizzazione.
L’Abbazia
di Montecassino
L’edificazione
dell’abbazia avvenne nel 529 ad opera di San Benedetto, il santo, giuntovi da
Norcia, vi costruì dapprima un piccolo oratorio, poi decise di stabilirvisi
edificando la casa madre dei benedettini. Egli fondò la regola benedettina Ora
et labora in base alla quale i monaci erano tenuti a cantare lodi al Signore ,
a studiare, a praticare lavori manuali avendo cura dello spirito e del loro
corpo. Seguendo questa regola venne istituito l’ordine monastico che si diffuse
poi in tutta Europa. L’abbazia fu distrutta e ricostruita per ben 4 volte:
dapprima dai longobardi, poi dai saraceni, dal terremoto e per ultimo durante
il secondo conflitto mondiale. Distrutto dall’invasione longobarda, il primo
monastero risorse quando i benedettini ritornarono da Roma a Montecassino
intorno al 720. Ad opera di Paolo Diacono nel VIII° secolo l’abbazia si affermò
come un centro di cultura, fu fondato anche uno scriptorium dove furono
trascritte molte opere antiche. Dopo le distruzioni dei saraceni per il
monastero cominciò un nuovo periodo di ripresa e nella seconda metà del secolo XI° il complesso monastico venne
dotato di una grande basilica. L’abbazia occupò una posizione primaria
nell’ordine e nella chiesa fino al 1349 quando fu gravemente danneggiata da un
violento terremoto. Dai secoli XVI° al XVIII° fu ricostruito il nuovo monumento
architettonico riprendendo i caratteri del tardo Rinascimento e dell’età barocca. L’ultima distruzione avvenne nel
1944 ad opera dei bombardamenti anglo-americani erroneamente convinti che il
monastero fosse stato trasformato in una postazione tedesca. Nel 1950 sono
state rinvenute le reliquie di san Benedetto e di Santa Scolastica ora riposte
nella cripta sotto l’altare. L’abbazia conserva ancora oggi la sua famosa
biblioteca in cui si conservano più di 1000 codici, 40000 pergamene e tutto il
fondo delle opere e stampe con 250 incunaboli. Inoltre all’interno dell’abbazia
è visitabile un interessante museo dove vengono conservate numerose opere e
reperti di grande pregio. Grazie ad una gigantesca opera di ricostruzione oggi
si presenta con i suoi chiostri rinascimentali, i portali bizantini, le
policromie dei marmi pregiati e gli stucchi dorati che impreziosiscono la
chiesa.
L’Abbazia di San Domenico
L’Abbazia
di San Domenico, fu fondata nel 1011 dal monaco benedettino Domenico da Foligno
sui resti della villa paterna di Cicerone. Domenico nacque nel 951 d.C. a
Colfornaro di Capodacqua nei pressi di Foligno in Umbria. Egli fu un monaco
benedettino ed eremita che, spinto a ritirarsi sui monti dell’Abruzzo, ottenne
dal papa la facoltà di fondare diversi monasteri.
A Sora in provincia di Frosinone, Domenico fondò nel 1011 il suo penultimo e
celebre cenobio dove trascorse gli ultimi venti anni della sua vita. L’abbazia
di San Domenico fu ristrutturata nel XIII° secolo in stile gotico cistercense
sul modello dell’Abbazia di Casamari e subì molteplici interventi di
ricostruzione a seguito del terremoto del 1915. Il tempio si presenta come un
insieme omogeneo di edifici, anche se tra loro indipendenti infatti all’interno
del complesso troviamo la chiesa, il campanile, il cimitero e il chiostro attorno
al quale vi sono vari edifici. La facciata è a capanna con un portale centrale
e due porte laterali più piccole con in alto un rosone dalle poche note
decorative. L’interno, della situazione attuale, riproduce la classica
disposizione dell’antica basilica a croce latina, con un ambiente diviso a tre
navate la scala domina lo spazio interno, ripartito da una doppia fila a sedici
colonne di forme ed ordini diversi, particolarmente suggestiva è la cripta
sotto il presbiterio. S.Domenico è sepolto nella cripta medesima dove riposano
ancora le sue sacre spoglie ed è raffigurato nella chiesa con una statua in
pregevole legno, presente nell’edificio dalla fine del XVIII secolo ed eseguita
dall’artista Tiburzio Vergelli.
La
Cattedrale di Santa Salome
La
Cattedrale di Santa Salome si presenta come un imponente complesso inserito
sull’antico oratorio degli Innocenti. Essa venne costruita in seguito al
rinvenimento del corpo della santa nel 1209, in un luogo fuori le mura della
città pieno di rupi ed impervio che fu poi
ingrandito in forma di chiesa. La prima costruzione fu distrutta nel 1350, ma
ricostruita e consacrata nel 1429 ad opera della generosità dei verolani. Furono apportate riparazioni
alla cripta e si provvide alla costruzione della superiore basilica a tre
navate asimmetriche, con la torre campanaria a pianta quadrangolare. Numerosi
sono gli affreschi presenti all’interno: nell’abside centrale è presente una
tela con l’immagine della santa, opera di Giuseppe Cesari, ed immagini degli
apostoli Giovanni Evangelista e Giacomo il Maggiore opera del pittore Giuseppe
Passeri. Sulla destra del presbitero è collocato un maestoso trittico della
Madonna e Santi ornato da una splendida cornice di legno dorato. Nella prima
metà del ‘700, nella seconda cappella il vescovo Tartagli fece costruire la
scala santa, di dodici scalini in cui l’undicesimo contiene un frammento della
Santa Croce di Gerusalemme. Seguendo le condizioni di papa Benedetto XIV
infisse sulla lapide posta a destra della scala, è possibile ottenere l’indulgenza
plenaria. Sotto l’altare della cripta c’è il sepolcro che fino al 1209 aveva
custodito il corpo della Santa; di fronte si trova la piccola urna di pietra
nella quale le ossa furono deposte dopo il ritrovamento del 1209, fino a quando
l’urna fu rinvenuta sotto le macerie durante i lavori di rifacimento dopo il
terremoto del 1350.
La Cattedrale
di Anagni
La
Cattedrale di Anagni fu edificata tra il 1068 ed il 1104 dal vescovo Pietro dei
Principi longobardi di Salerno, nel punto dove anticamente sorgeva il più
grande tempio dedicato alla dea Cerere. Conserva immutato il suo carattere
romanico- lombardo che all’epoca della costruzione del duomo dominava
l’edilizia e l’architettura sacra. Sulla facciata principale, che delinea
l’interno a tre navate, si innestano tre portali e cinque monofore. Di fronte è
posta la torre campanaria, mentre il lato posteriore è formato da tre absidi.
Il campanile, che si innalza dinnanzi alla cattedrale, anticamente doveva far
parte del palazzo vescovile. La facciata meridionale della cattedrale si
contraddistingue per tre elementi essenziali: il battistero, la loggia delle
benedizioni e la vicina cappella Caetani. Il battistero è di pianta triangolare
e costituito da un semicerchio ben visibile dall’esterno. Il corpo in pietra
scalpellata presenta sulla parete una serie di archetti e pilastri poggiando su
un tratto delle antiche mura e sulla loggia. La loggia delle benedizioni nasce
in principio come un ingresso che conduceva, attraverso un’imponente scalinata,
direttamente dalla piazza sottostante alla navata sinistra della cattedrale.
Successivamente la scala fu distrutta, ma solo l’ultimo piano fu conservato ed
adibito a loggia. Su di essa si erge maestosa la statua di Bonifacio VIII°
seduto su di un trono. A sinistra della loggia si apre la Cappella Caetani,
aggiunta posteriormente rispetto alla costruzione dell’edificio. Attraverso le
due scalinate in pietra, che si aprono nelle navate laterali della cattedrale,
si può accedere al tesoro più prezioso: la cripta di San Magno. In essa sono
contenuti affreschi che per la complessità
dei temi trattati e per la qualità
dei pittori ne fanno una delle opere più importanti del periodo. Il
ciclo di pitture si apre con la creazione del mondo, con le storie dell’arca
dell’alleanza e si conclude con l’Apocalisse. Nella cripta si conservano i
corpi dei Santi Magno e Secondina. Nella realizzazione degli affreschi si
distinguono 3 maestri o scuole di pittura, esse rappresentano importanti
testimonianze della fase di passaggio dai moduli bizantini alla plastica
umanità del Giotto.
La Cattedrale
di Sant’Andrea
La
Cattedrale di Sant’Andrea sorge sul tempio principale dell’antica Verulae.
Venne costruita nel XIII° secolo ampliando un edificio paleocristiano del
secolo IV°. Il più antico documento, che narra la storia della Cattedrale, è
riposto nella cappella del Tesoro della Chiesa; esso ricorda che il primo
dicembre dell’anno 384 fu sepolta nel Duomo la salma di un martire cristiano,
Marturio. Altre testimonianze che attestano le antiche origini della Chiesa
sono date dai frammenti di lapidi dei secoli IX° e X° presenti nei pilastri del
presbiterio. Nel 1350 un violento terremoto danneggiò notevolmente la chiesa
che in parte fu distrutta, ma subito ricostruita. Nel 1706 il vescovo De Zaulis
curò la realizzazione dei lavori che diedero alla Cattedrale il suo aspetto
ideale. L’interno era a tre navate divise da pilastri romanici, in seguito ai
lavori sono stati trasformati gli elementi romanici e gotici e la chiesa ha
assunto l’aspetto barocco. Il coro ligneo ha sostituito quello romanico in
pietra in una cappella della navata sinistra si ammira una tela del Kuntze: Il
martirio di S.Bartolomeo. Sull’altare della cappella del sacramento è collocata
invece una tela che rappresenta i santi Salome, Biagio e Demetrio dipinti dal
pittore Federico Bucatti di Alatri.
La Cattedrale di San Paolo
Nel
cuore dell’acropoli di Alatri, dal secolo XIV° sorge la cattedrale di S.Paolo
in cui è custodito uno dei pochi miracoli eucaristici d’Italia: l’Ostia Incarnata.
Le origini della cattedrale sono documentate al 930, ma l’edificio ha subito
notevoli trasformazioni già intorno alla metà del settecento per
opera del vescovo Francesco Cavallini. Si può accedere alla cattedrale grazie
ad un’ampia scalinata. La chiesa è ad una sola navata con il presbitero
rialzato e conserva solo poche testimonianze della chiesa romanica: frammenti
di un altare, un pannello del pergamo e un pluteo decorato. Nell’oratorio ha la
propria sede la confraternita di S.Sisto. Qui si conserva la sacra particola
contenuta in un contenitore di vetro e conservata nel fianco della navata
destra divenuta straordinariamente carne umana. La memoria di questo evento è
riportata in un mandatum papale in cui
si narra che una giovane, plagiata dal cattivo consiglio di una donna malefica,
dopo aver ricevuto nelle mani dal sacerdote il Corpo Santissimo di Cristo, lo
trattenne in bocca per un po’, poi lo nascose in un panno e dopo tre giorni lo
ritrovò sotto forma di carne.
La
Cattedrale di Santa Maria Assunta
La
cattedrale sorge sulle rovine di un tempio pagano del dio Sole- Sorano del 111
sec. A.C., l’anno 1100 è considerato data ufficiale della sua fondazione o di
un suo ampliamento. La cattedrale era posta al di fuori della cinta muraria e
solo nel 1300, in
seguito all’ampliamento del perimetro murario e la successiva costruzione del
torrione aragonese, entra a far parte della città . Prima di giungere allo
stato attuale, la cattedrale ha subito notevoli mutamenti: fu distrutta nel
1103 e in seguito, nel 1110, restaurata e completata. Federico II° nel 1129 la
fece distruggere e ne ordinò la ricostruzione nel 1250. Dell’originario pre-
romano e romano abbiamo tracce solo sul piano terra, nei sotterranei del
seminario vescovile e negli stipiti del portale maggiore della chiesa.
L’interno della cattedrale è a tre navate, con pianta a croce latina e con un
soffitto retto da capriate di legno. Si accede al suo interno attraverso una
porta principale la quale è di particolare interesse artistico. Sul portale, opera
di Mastro Giovanni, vi è incisa una iscrizione latina che indica che il vescovo
Roffrido lo fece costruire perchè quella soglia era stata profanata
dall’uccisione di una giovane. Sulla parete dell’altare maggiore, in pietra
viva, domina un crocifisso ligneo di grande suggestione. Annesso alla
cattedrale vi è il palazzo vescovile del secolo XVI° ed il seminario
interdiocesano uno dei più antichi d’Italia.
La Cattedrale dei Santi Giovanni e Paolo
La
Cattedrale dei santi Giovanni e Paolo fu costruita nelle forme attuali nel 1108
durante l’episcopato di Agostino il quale vi trasportò le ossa del patrono
dalla chiesa di Santa Maria Maggiore. La Cattedrale è a forma basilicale con
tre navate terminanti ciascuna con un abside, le arcate invece sono sostenute da
pilastri alternati da colonne di granito del IV° secolo. Staccata dalla chiesa,
dietro le absidi c’è la torre campanaria, in posizione adiacente si trova
invece il palazzo dei S.S. Giovanni e Paolo costruito nel medioevo e residenza
del vescovo. L’interno della Chiesa è a tre navate, la pavimentazione risale al
XIII°secolo, le decorazioni, gli affreschi e i mosaici sono opera di artisti
del tempo. Nel mezzo della navata centrale il pavimento è rialzato di un
gradino, testimonianza che lì c’era una perduta SCHOLA CANTORUM. L’interno
della cattedrale inoltre è arricchito dall’elegante colonna tortile del cero
pasquale, da un bellissimo ciborio del 1228 e 1240 e un ciborio marmoreo de
secolo XV°.
La Chiesa di Santa Maria Maggiore
La
chiesa di Santa Maria Maggiore di Alatri, con la sua elegante facciata,
contribuisce ad abbellire l'omonima piazza cittadina, dove anticamente si
trovavano edifici di culto pagano. Sulla facciata a capanna è inserito, come un
prezioso merletto, un grande rosone trilobato che consente d'illuminare
l'interno, altrimenti troppo buio. Sulla sommità della navata destra si
appoggia il bel campanile merlato. L'interno della chiesa presenta il duplice
aspetto romanico e gotico, frutto della ricostruzione avvenuta dopo che, nel
1350, un violento terremoto distrusse in parte la chiesa. Preziose opere
d'epoca medioevale sono custodite nella prima cappella di sinistra. Si tratta
del gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli capolavoro d'arte romanica,
chiuso un tempo entro due pannelli laterali, recante scolpite le scene della
vita di Maria e di Cristo. Sulla parete destra ritroviamo il Trittico del
Salvatore, opera autografa del pittore Antonio d'Alatri seguace di Gentile da
Fabriano. Sull'altare si trova il fonte battesimale, la cui vasca è sorretta da
tre telamoni che esprimono gesti enigmatici; predomina inoltre, per la sua
raffinata decorazione e per l'equilibrato senso architettonico, il piccolo
tabernacolo rinascimentale, scolpito evidentemente da un artista dalla grande
capacità tecnica.
La Cattedrale di Aquino
La
Cattedrale di Aquino fu ultimata nel 1959 e consacrata il diciannove ottobre
del 1963. Per tale circostanza giunse da Tolosa una reliquia del corpo di S.
Tommaso, un prezioso dono fatto da Gabriele Garrone arcivescovo di Tolosa. La
cattedrale dedicata ai santi Costanzo e Tommaso venne inaugurata il ventisette
ottobre con una solenne cerimonia alla presenza di molti vescovi giunti a Roma
per partecipare al Concilio Vaticano II°. In occasione del 7° centenario della
morte di S. Tommaso fu eletta Basilica Minore da Paolo VI° e in quello stesso
anno fu arricchita da una serie di opere d’arte. Sulle abside laterali sono
presenti due ceramiche; l’altare maggiore è in marmo di Carrara; davanti
all’altare del S.S. sacramento Paolo VI° si raccolse in preghiera durante la
sua visita ad Aquino il quattordici settembre del 1974.
La Chiesa della Madonna della
Libera
La
chiesa della Madonna della Libera fu edificata nel secolo XI° sulla base di una
chiesa preesistente. Nel 1127 fu dedicata a Maria Madonna della Libera.
L’imponente struttura si ergeva sulla vallata dei laghi e delle forme di
Aquino, mentre attualmente è immersa in un ampio parco. Esternamente c’è
un’ampia scalinata dove l’ultimo ripiano presenta la riutilizzazione di basole
della via latina e delle lastre di pietra calcarea. La torre campanaria, di
pianta quadrata la cui base presenta i resti evidenti di antichi muri di epoca
romana,domina il lato destro della chiesa. Risale invece all’800 il portico a
tre arcate mentre al posto di una grande finestra trifora è stato posto il
grande rosone centrale. L’interno si presenta diviso a tre navate con tre
absidi semicircolari, inoltre è possibile ammirare importanti reperti
archeologici inseriti nelle mura e presenti anche all’esterno. Negli anni ‘70
ad opera del prof. Carlo Mariani in occasione del 7° centenario della morte di
San Tommaso d’Aquino furono dipinte le vetrate del rosone della navata centrale
rappresentante la colomba, simbolo dello spirito santo, e la Madonna della
Libera.
Il Santuario della Madonna del Piano
Il
santuario della Madonna del Piano sorge nel tratto pianeggiante, dalle colline
di Ausonia al mare di Formia. La fondazione del santuario risale al secolo XI°,
ma nel tempo la chiesa ha subito vari rifacimenti. La sua costruzione è
collegata alla miracolosa apparizione della Madonna alla pastorella Remingarda,
alla quale la Madonna stessa indicò il luogo dove erigere una chiesa a lei
dedicata. Remingarda era una giovane storpia e deforme, ma molto devota a Maria.
Era l’anno 1100 e la giovane come ogni giorno si recava nella contrada del
Gorgalonga con la sua mandria di porci. È
proprio in questo luogo che la Vergine apparve alla giovane guarendola
da tutte le sue deformità e manifestando
la volontà che proprio lì doveva sorgere
una chiesa. Il vescovo di Gaeta, Nazario, dopo aver pregato tutta la notte
invitò i fedeli a recarsi sul luogo e qui vi trovò la statua lignea di Maria
già venerata dai fedeli di Castro dei Volsci.
I castresi, accortosi di ciò, vennero a riprendersi la statua per ben tre
volte, ma ogni volta la statua ritornava miracolosamente nella contrada del
Gorgalonga. Nel riportarla ancora una volta, durante il tragitto la statua
divenne talmente pesante che neppure il traino riusciva a trasportarla, i
castresi compresero che la madonna volesse restare ad Ausonia. Ogni anno
iniziarono ad onorarla andando in pellegrinaggio a piedi. La facciata del
santuario è preceduta esternamente da un grande portico a quattro arcate del
secolo XVI°, l’interno è a tre navate divise da pilastri di stile barocco.
Prima del presbiterio due brevi e strette scale portano alla cripta a tre
absidi dove ritroviamo vari dipinti in stile bizantino raffiguranti angeli
attorno a Maria. Tutte le pareti e la volta inoltre sono interamente ricoperte
da affreschi che raccontano storie della Madonna, di Cristo, di Santi, fatti
biblici ed evangelici.
Il
Santuario della Madonna di Canneto
Il
santuario sorge nell’amena valle di Canneto al di sopra dei mille metri
d’altitudine. Vi si venera la statua della Madonna Nera, colore assunto
attraverso i secoli dal legno di cui è costituita. Una leggenda narra che la
Madonna di Canneto sia apparsa ad una giovane pastorella di nome Silvana la
quale si trovava in località Capodacqua a pascolare il suo gregge. A
quella incantevole visione la giovane rimase stupita, ma la Madonna la
rassicurò e le ordinò di recarsi dall’arciprete di Settefrati dicendogli che la
Vergine voleva che nella valle venisse eretta una Chiesa a lei dedicata. Il
santuario sorge dove un tempo, fin dal III° secolo A.C., si trovava un tempio
pagano dedicato alla dea Mefite. Non si conosce con certezza quando sia stato
edificato, ma in alcuni documenti degli anni 715-750-819, si nomina una chiesa
dedicata a S. Maria di Canneto, ma la fonte più antica e di indiscutibile
valore storico ha un rescritto di Papa
Nicolò IV° del 13 dicembre del 1288. La chiesa di Canneto fu soggetta
all’abbazia di Montecassino fin dalla seconda metà del secolo XIII°,
negli anni seguenti al Concilio di Trento fu unita con tutti i suoi beni al
Seminario di Sora. Solo nel 1972
ha assunto una propria direzione e amministrazione. Nel
corso degli anni la Chiesa ha subito rifacimenti e nel 1973 è stata progettata
nuovamente.
La Ciociaria:
gastronomia ed enogastronomia
Il Gruppo di Azione Locale
versante del Lazio – Molise – Parco Nazionale d’Abruzzo
Nel
territorio della Provincia di Frosinone opera dal 1998 il Gruppo di Azione
Locale (associazione di 25 comuni, tre comunità montane, il Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Camera di Commercio, organizzazioni
agricole, culturali, ambientaliste e dell’artigianato) promuovono, con fondi
europei, uno sviluppo sostenibile del territorio. Grazie all’impegno del GAL e
di Slow Food, con alcune aziende agricole, è stato costituito il presidio della
marzolina, formaggio caprino in estinzione, e sono stati inoltre inseriti
nell’Atlante dei prodotti tipici dei parchi (redatto dal Ministero
dell’Ambiente) alcuni produttori di pecorino, marzolina, pane, salsicce, miele
e torroni. Con il progetto Valcomino con Gusto, alcuni ristoratori offrono menù
tradizionali utilizzando prodotti tipici delle aziende agricole. Frantoi, mini
caseifici, mulini, pasticcerie, cantine, ristoranti, alberghi, B&B,
cooperative e associazioni del territorio offrono i loro prodotti e servizi
(tipici e turistici) in un portale europeo on-line www.cominium.com che
supporterà i piccoli produttori rurali nella ricerca di nuovi mercati.
In Ciociaria esiste uno spazio agreste con il suo
ricco tessuto produttivo dove sono ancora integri i valori autentici della
cultura antica che rivivono nella tradizionale ospitalità del turismo
rurale. Le origini dell'agriturismo sono lontane e radicate negli usi e nei
costumi della civiltà agricola, quando per le famiglie contadine era
consuetudine offrire ospitalità ai viandanti. Una tradizione che diventa
oggi attività collaterale dell'impresa agricola a conduzione familiare.
Per quanti vogliono ritrovare il gusto di una vacanza a contatto con una natura
ancora incontaminata, nella quiete delle campagne, la Ciociaria offre svariate
opportunità. L'agriturismo in questa terra assume pertanto un significato che
va al di là della semplice accoglienza nell'azienda agricola. Significa
vivere intensamente la vita agreste ed i suoi molteplici aspetti, riscoprire i
sapori genuini della terra con i suoi frutti. La cultura dell'accoglienza ed il
senso dell'ospitalità degli abitanti, costituiscono il valore aggiunto:
la garanzia di un soggiorno piacevole e spesso indimenticabile.
I dolci
I
dolci della Ciociaria hanno una tradizione culturale e alimentare antichissima,
perchè sono stati tramandati da diverse generazioni, quindi vengono seguiti
tutti i criteri alimentari che usavano i nostri nonni.
La Pigna
Tipico
dolce del periodo pasquale, la pigna rappresenta al meglio la tradizione
gastronomica ciociara. Riccamente speziata con semi di anice, frutta candita e
profumi liquorosi, si ottiene con un impasto lievitato simile a quello del
pane.
Gli Amaretti
Ricchi
di gusto e sapore, gli amaretti di Guarcino si caratterizzano per la loro
morbidezza e consistenza. Ottenuti mescolando mandorle, zucchero e bianco
d'uovo, l'impasto viene sistemato su piccoli dischetti di ostia che ne esaltano
la fragranza. Prodotti in ogni periodo dell'anno conquistano anche i palati più
raffinati.
Il Torroncino di Alvito
La
produzione dei torroncini nel paese di Alvito ha origini lontanissime. Già nel '700 si produceva un torrone morbido
ottenuto con un impasto di mandorle,canditi e glassa bianca. Rinnovando
l'antica ricetta oggi il torroncino si presenta con numerose varianti: partendo
da una base di pasta di mandorle, zucchero e acqua cotta a bagnomaria si
ottiene una pasta raffinata da tagliare a piacimento da ricoprire con
cioccolato, caffè o nocciola.
Le Ciambelline Ruzze
Le
ciambelline ruzze al vino sono tipici dolci della pasticceria secca ciociara
che ricordano le fragranze del forno a legna e del grano. Queste ciambelline
sono fatte con un impasto di semi di anice ed aromatizzate al vino bianco;
ricoperte da una granella di zucchero, sono ottime a fine pasto accompagnate da
un bicchiere di vino da dessert in cui vengono imbevute.
I formaggi
Ottenuti
da lavorazioni artigianali con metodi antichi i formaggi e i salumi si
caratterizzano per sapidità e profumi.
Gli splendidi pascoli e la tradizionale attività pastorizia non potevano che dare ottimi
risultati nella produzione di formaggi. Tipiche le ricotte fresche, la
marzolina, ed i formaggi ovini e caprini e la rinomata mozzarella di bufala. I
salumi vengono prodotti artigianalmente lavorando principalmente le carni di
maiale; il rito della lavorazione è una specie di festa in cui si ripetono i
riti antichi con l'entusiasmo di un tempo. Tra i salumi più conosciuti il
prosciutto di Guarcino e le coppiette ciociare.
La Mozzarella di Bufala
Nel
comune di Amaseno si produce la mozzarella di bufala, la sua storia è
strettamente legata a quella dei bufali che nel paese contano circa diecimila
capi. E' un formaggio fresco dal sapore muschiato e dalla pasta filata che
viene ottenuto dal latte crudo o pastorizzato di bufala.
Il Fior di Latte dell’Appennino
Meridionale
Un
formaggio fresco a pasta filata, molle, a fermentazione lattica, prodotto
durante tutto il periodo dell'anno con latte di vacca.
La Caciottina
Prodotto
caseario a base di latte bufalino. La forma ed il colore sono quelle tipiche
della Marzolina di capra ( forma cilindrica allungata, colore bianco). La
consistenza può essere, a seconda della temperatura esterna, spugnosa in estate
e dura in inverno. Il sapore è forte e caratteristico
Le Marzoline di capra
Il
suo nome deriva dal fatto che questo formaggio è prodotto a marzo periodo in
cui le capre producono un latte particolarmente nutriente, sia perché hanno
appena finito di allattare la prima figliata di primavera e sia perchè i
pascoli sono ricchi di erbe nuove. La marzolina ha una forma cilindrica
allungata, un peso che varia dai 70 ai 250 grammi ed è
realizzata con latte di capra ancora caldo mescolato con quello della sera
precedente, lo si scalda sul fuoco aggiungendovi il caglio di capretto.
Il Prosciutto di Guarcino
Il
prosciutto di Guarcino deve le sue eccezionali qualità ad antiche ed
immutate tradizioni familiari nonchè al particolare clima del paese, ubicato in
prossimità di due grandi vallate in cui confluiscono aria temperata ed
umida generando un clima ottimale per la stagionatura. Le caratteristiche che
contraddistinguono il prosciutto sono il colore rosso-rosato semiopaco, la
forma tradizionale moderatamente allungata ed il suo sapore sapido ed
aromatico.
Le Coppiette
ciociare
Le
rinomate coppiette con la loro caratteristica forma allungata sono strisce di
carne suina scelta dalla coscia, salate e condite con spezie naturali;
successivamente vengono infilzate con spaghi di canapa e lasciate essiccare per
circa due mesi.
La pasta
L'elemento
base dei primi ciociari è la pasta fatta in casa con farina, uova ed olio
extravergine di oliva. Tagliata in modi diversi viene utilizzata con moltissime
varianti che richiamano alle tradizioni locali, la pasta fatta in casa è
elemento fondamentale di una tradizione culinaria che rivive nelle abili mani
delle donne ciociare.
Sagne e fagioli
Comune
in tutto il frusinate sagne e fagioli è una minestra gustosissima. Si tratta di
maltagliati acqua e farina, conditi con una salsa a base di fagioli, salsa di
pomodoro, aglio e sedano. Questo piatto lo si può trovare con interpretazioni
lievemente diverse da comune a comune.
Fini Fini con sugo di recaglie
I
fini fini sono probabilmente la pasta più rappresentativa della cucina
ciociara. Ottenuti lavorando energicamente uova, farina e sale, sono una
variante delle tipiche tagliatelle, ma dalla tiratura e dal taglio
sottilissimo. Per esaltare il loro sapore genuino, i fini fini vengono conditi
con un sugo di pomodoro, cipolla e regaglie ( frattaglie di pollo tagliate a
pezzetti).
Minestra con pane sotto
Questa
minestra è uno dei piatti più poveri, ma anche tra i più gustosi della cucina
ciociara. Si tratta di una zuppa di verdure versata su di un letto di pane
raffermo, la cui origine si perde nella notte dei tempi. E' qualcosa di unico
se gustata ben calda, con un filo di olio crudo in un piatto di coccio. Nella
zona di Boville Ernica e Monte San Giovanni Campano è praticamente il piatto
simbolo del territorio.
Cosciotto di capretto con patate e
rosmarino
Tra
i secondi piatti della gastronomia ciociara, trova posto anche la carne ovina.
In particolare, il capretto cucinato al forno, speziato con il rosmarino e
accompagnato dalle patate, è una tipica pietanza delle festività pasquali, da poter gustare anche durante
l'anno.
Garofolata
Nella
zona dei monti Ernici, è piuttosto frequente trovare carne speziata con chiodi
di garofano ( ad esempio l'agnello castrato) chiamata Garofalata. Il castrato
ben pulito e tagliato a grossi tocchi viene dissossato e farcito con aglio,
sale e pepe. Cotto a fuoco moderato viene bagnato con vino rosso ed insaporito
con i pomodorini freschi.
Pollo alla ciociara
Il
pollo ruspante alla ciociara, rigorosamente allevato dai contadini, è il piatto
tipico del giorno di ferragosto. E' molto apprezzato per il contrasto tra i
sapori forti della carne di pollo e la dolcezza del peperone con cui viene
cucinato. A questa pietanza è stata dedicata anche una sagra che si svolge nel
comune di Isola del Liri nel mese di agosto.
I vini
La
Ciociaria offre un’ampia ed eccellente eterogeneità di produzioni agroalimentari e rappresenta un
vero e proprio giacimento di gusti e di sapori. Diversi e prelibati sono,
infatti, i prodotti tipici della provincia di Frosinone, a testimonianza di una
secolare vocazione per la cura della terra. Alcuni di essi hanno ottenuto o
stanno per ottenere la tutela delle denominazioni di origine o è delle
indicazioni geografiche (DOC, IGT, DOP e IGP), gli altri sono comunque in grado
di raggiungere elevati standard di qualità
e genuinità . E partiamo dalle produzioni vitivinicole e, in
particolare, dalle due DOC ciociare: il Cesanese del Piglio ed il Cabernet di
Atina.
Cesanese Casal Cervino d.o.c. del comune
del Piglio
Comune di piglio
Il colore è rosso rubino con riflessi granata, dal
profumo ampio intenso ed etereo.Il gusto
è asciutto su base solida con sensazioni speziate e di piccoli frutti di bosco
e polvere di caffè.
Frusinello I.G.T. bianco
Comune di Boville Ernica
Il
colore è giallo paglierino e dal profumo delicato.
Frusinello I.G.T. rosso
Comune di Boville Ernica
Il
colore è rosso rubino, dal sapore gradevole non aggressivo, con retrogusto
amarognolo.
Novello vino rosso del frusinate I.G.T.
Comune di Atina
Il
colore è rosso rubino intenso con riflessi violacei, profumo delicato fruttato
tendente al floreale. Al gusto si presenta armonico, di giusto corpo, con forti
sentori di frutta.
Passerina del frusinate I.G.T.
Comune di
Anagni
Si
tratta di un vino giallo paglierino con riflessi dorati, molto limpido
delicatamente profumato con sentore di mela golden. Dal sapore asciutto su base
vellutata con sentori tipici del vitigno base e con sottili sfumature fruttate.
Rosso delle chiaie vino rosso del
frusinate I.G.T.
Comune di
Atina
Il
colore è rosso rubino intenso, si tratta di un vino pieno robusto, dal profumo
delicato tendente al fruttato.
Colle della torre vino rosso del
frusinate I.G.T.
Comune di
Atina
Vino
dal colore rosso rubino particolarmente intenso, dal profumo complesso e
delicato, arricchito da note dolci di vaniglia, al gusto si presenta asciutto
con forti sensazioni aromatiche complesse.
L’olio
L'ulivo
è la specie arborea coltivata più diffusa nella provincia di Frosinone. L'olio
ricco di acidi grassi polinsaturi, comprende un'elevata percentuale di composti
fenolici dall'azione ossidante e numerose vitamine. Il carattere principale
dell'olio della Ciociaria è l'armonicità
dei suoi costituenti provenienti da uliveti terrazzati in cui
l'insolazione della pianta è omogenea e la maturazione completa e
contemporanea.
Olio Rosciola
Comune: Paliano
L'olio
Rosciola ha la sua sede di produzione principale a Paliano. Esso si presenta
leggermente velato e di colore giallo dorato con riflessi verdi. Senza trattamenti
se non quello della spremitura, all'olfatto è di buona intensità e persistenza.
Olio di Cervaro
Comune: Cervaro
L'olio
cervarese grazie alla sua esposizione a mezzogiorno degli uliveti e alla scelta
delle piante è divenuto un olio di eccellente qualità . Con una acidità inferiore al 1% l'olio di Cervaro è un olio
extra vergine d'oliva a tutti gli effetti. Il suo valore nutrizionale, dovuto
ai suoi componenti naturali, lo rendono adatto con qualsiasi pietanza
esaltandone il sapore
I dati
statistici ed economici
Sono
stati analizzati i dati relativi all’indagine condotta dal Ministero delle
politiche agricole, alimentari e forestali.
Di
seguito riportiamo i dati del movimento turistico provinciale rilevati
nell’anno 2005 e dell’anno 2010, negli esercizi alberghieri ed extra-
alberghieri ossia:
ESERCIZI
ALBERGHIERI ED EXTRA-ALBERGHIERI
2005: arrivi 400.697; presenze 1.221.383
2010: arrivi 427.926; presenze 1.122.165
Si
registrano, complessivamente, una leggera flessione delle presenze con un
decremento dell’ 8,13% rispetto all’anno 2005,
ed un soddisfacente aumento degli arrivi con un + 27.229 pari ad un + 6,79%.
Raffrontando
più nello specifico i dati
suddivisi per provenienza
(italiani e stranieri ) si rileva:
2005: Italiani
arrivi 258.697 Presenze 863.001
Stranieri arrivi 142.000 Presenze 358.382
2010: Italiani
arrivi 259.751 Presenze 719.830
Stranieri arrivi 168.175 Presenze 402.335
Variazioni
in percentuale:
Italiani arrivi
+ 0,40% Presenze – 16,59%
Stranieri arrivi + 18,43% Presenze + 12,26%
I
dati sopra indicati evidenziano un notevole incremento del turismo straniero, sia
negli arrivi che nelle presenze mentre si conferma, come nelle previsioni, un
decremento del turismo interno nelle
presenze ed una costanza negli arrivi.
Analizzando
i dati relativi all’ incremento del
turismo estero si rileva che entrambi i settori, quello alberghiero e
quello extralberghiero, hanno
registrato i seguenti
aumenti: ARRIVI + 18,27%
(esercizi alberghieri) + 31,40% (esercizi extralberghieri);
PRESENZE +11,57% (esercizi alberghieri) +62,66% (esercizi extra - alberghieri).
Esaminando i dati raccolti dall’Azienda di Promozione
Turistica per il biennio 2005/2006 possiamo sintetizzare affermando che nel
biennio 2005/2006 il flusso degli stranieri che soggiornano in Ciociaria è incrementato di circa 17 punti
percentuali contro l’1% degli italiani.
I
paesi maggiormente visitati dagli stranieri sono : Atina, Arpino, Ceprano,
Ferentino, Fiuggi, San Donato Val di Comino, Trevi nel Lazio; mentre le
mete preferite dal turismo italiano
sono: Veroli, Anagni, Cassino e Sora.
Nel
periodo considerato, alcuni paesi quali Arpino, Atina, Ferentino, Fiuggi,
Guarcino, San Donato Val di Comino, Trevi nel Lazio e Veroli hanno visto
ridursi il flusso dei turisti.
Approfondiamo l’analisi dei dati alberghieri ed
extra-alberghieri registrati nei maggiori Centri della provincia per il periodo
2005 e 2010. Per ragioni di sintesi accorperemo i dati attraverso segmenti del
turismo.
Arrivi e presenze negli esercizi
alberghieri al 2005 ed al 2010:
-
CENTRI D’ARTE:
(Alatri, Anagni, Aquino, Arpino, Ferentino, Fumone, Veroli, Vico nel Lazio):
2005:
Italiani arrivi 63.152 Presenze 134.012
Stranieri arrivi 11.944 Presenze 29.522
2010:
Italiani arrivi 64.110 Presenze 115.930
Stranieri arrivi 9.539 Presenze 23.527
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi + 1,51% Presenze – 13,50%
Stranieri arrivi – 20,14 % Presenze – 20,31%
-
CENTRI RELIGIOSI
( Cassino, Settefrati):
2005:
Italiani arrivi 29.855 Presenze 55.178
Stranieri arrivi 9.830 Presenze 19.622
2010:
Italiani arrivi 41.273 Presenze 78.007
Stranieri arrivi 12.281 Presenze 27.498
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
+ 38,24% Presenze +
41,37%
Stranieri arrivi + 24,93% Presenze + 40,13%
-
CENTRI
COLLINARI (Acuto, Atina, Alvito, Collepardo,
Gallinaro, Monte S. G. Campano, Patrica, Piglio, Roccasecca, S. Donato Valcomino, Serrone, Vallerotonda,
Vicalvi):
2005:
Italiani arrivi 5.808 Presenze 16.060
Stranieri arrivi 1.772 Presenze 7.602
2010:
Italiani arrivi 3.281 Presenze 10.012
Stranieri arrivi 2.202 Presenze 7.580
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
– 43,51% Presenze – 37,66%
Stranieri arrivi + 24,26% Presenze –
0,29%
-
CENTRI
TERMALI (Fiuggi):
2005:
Italiani arrivi 118.187 Presenze 526.757
Stranieri arrivi 111.051 Presenze 282.658
2010:
Italiani arrivi 105.041 Presenze 392.442
Stranieri arrivi 134.378 Presenze 319.319
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi –
11,13% Presenze – 25,50%
Stranieri arrivi + 21,00% Presenze + 12,97%
-
CENTRI MONTANI
(Acquafondata, Filettino, Guardino, Picinisco, Trevi nel Lazio):
2005:
Italiani arrivi 5.468 Presenze 19.395
Stranieri arrivi 593 Presenze 1.252
2010:
Italiani arrivi 2.457 Presenze 8.945
Stranieri arrivi 294 Presenze 729
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi –
55,07% Presenze – 53,88%
Stranieri arrivi – 50,43% Presenze –
41,78%
-
ALTRI COMUNI
(Arce , Broccostella, Castelliri, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Castro dei
Volsci, Ceccano, Ceprano, Cervaro, Esperia, Falvaterra, Fantana Liri, Isola del
Liri, Morolo, Paliano, Pastena, Pescosolido, Pico, Piedimonte S. Germano, Pofi,
Ripi, S. Elia Fiumerapido, S. Vittore nel Lazio, Sgurgola, Sora, Supino, Torre
Cajetani,Vallecorsa, Viticuso):
2005:
Italiani arrivi 25.001 Presenze 51.369
Stranieri arrivi 5.132 Presenze 12.867
2010:
Italiani arrivi 28.809 Presenze 63.917
Stranieri arrivi 7.276
Presenze 15.778
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
+ 15,23% Presenze + 24,42%
Stranieri arrivi + 41,77% Presenze + 22,62%
Arrivi e presenze negli esercizi
extra-alberghieri al 2005 ed al 2010:
-
CENTRI D’ARTE:
(Alatri, Anagni, Aquino, Arpino, Ferentino, Fumone, Veroli, Vico nel Lazio):
2005:
Italiani arrivi 1.245 Presenze 2.810
Stranieri arrivi 277 Presenze 788
2010:
Italiani arrivi 4.069 Presenze 10.244
Stranieri arrivi 385 Presenze 1.238
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
+ 26,83% Presenze + 64,55%
Stranieri arrivi + 38,98% Presenze + 57,10%
-
CENTRI RELIGIOSI
(Cassino, Settefrati):
2005:
Italiani arrivi 1.999
Presenze
9.377
Stranieri arrivi 702
Presenze 1.208
2010:
Italiani arrivi 1.672 Presenze 6.148
Stranieri arrivi 306
Presenze 1.386
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi –
16,36% Presenze – 34,44%
Stranieri arrivi – 56,42% Presenze + 14,73%
-
CENTRI
COLLINARI (Acuto, Atina, Alvito,
Collepardo, Gallinaro, Monte S. G. Campano, Patrica, Piglio, Roccasecca, S.
Donato Valcomino, Serrone, Vallerotonda,
Vicalvi):
2005:
Italiani arrivi 1.633
Presenze 8.783
Stranieri arrivi 197 Presenze 1.034
2010:
Italiani arrivi 1.550 Presenze 3.334
Stranieri arrivi 205 Presenze 718
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi – 5,09% Presenze +
22,43%
Stranieri arrivi + 4,06%
Presenze – 30,57%
-
CENTRI
TERMALI (Fiuggi):
2005:
Italiani arrivi 3.329 Presenze 29.500
Stranieri arrivi 157 Presenze 609
2010:
Italiani arrivi 2.949 Presenze 21.522
Stranieri arrivi 421
Presenze 936
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
– 11,42% Presenze – 27,05%
Stranieri arrivi + 68,15% Presenze + 53,69%
-
CENTRI MONTANI
(Acquafondata, Filettino, Guardino, Picinisco, Trevi nel Lazio):
2005:
Italiani arrivi 1.641 Presenze 5.482
Stranieri arrivi 91 Presenze 237
2010:
Italiani arrivi 802 Presenze 2.173
Stranieri arrivi 69
Presenze
393
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
– 51,12% Presenze – 60,36%
Stranieri arrivi –24,17% Presenze + 65,82%
-
ALTRI COMUNI
(Arce , Broccostella, Castelliri, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Castro dei
Volsci, Ceccano, Ceprano, Cervaro, Esperia, Falvaterra, Fantana Liri, Isola del
Liri, Morolo, Paliano, Pastena, Pescosolido, Pico, Piedimonte S. Germano, Pofi,
Ripi, S. Elia Fiumerapido, S. Vittore nel Lazio, Sgurgola, Sora, Supino, Torre
Cajetani,Vallecorsa, Viticuso):
2005:
Italiani arrivi 1.315 Presenze 4.125
Stranieri arrivi 245 Presenze 969
2010:
Italiani arrivi 3.584 Presenze 6.821
Stranieri arrivi 812 Presenze 3.223
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
+ 172,54% Presenze – 65,35%
Stranieri arrivi + 231,42%
Presenze
+ 232,61%
-
CENTRI LACUALI
(Posta Fibreno):
2005:
Italiani arrivi 64 Presenze 153
Stranieri arrivi 9 Presenze 14
2010:
Italiani arrivi 157 Presenze 335
Stranieri arrivi 7 Presenze 10
Variazioni in percentuale:
Italiani arrivi
+ 145,31% Presenze + 218,95%
Stranieri arrivi – 22,23% Presenze – 28,58%
In
conclusione dai dati esaminati, come già rilevato in premessa, risulta una predominanza del segno positivo negli arrivi e un considerevole
aumento delle presenze. La domanda turistica è orientata al frazionamento delle
vacanze con una riduzione del soggiorno. Da un’analisi più attenta emergono
dati positivi collegati in particolar modo al notevole incremento registrato
dagli arrivi e dalle presenze dei Paesi Europei ed Extra-europei, che sono
spesso il risultato delle azioni
promozionali svolte dall’Azienda di Promozione Turistica della Provincia
di Frosinone.