In esecuzione i provvedimenti emessi dal Tribunale di Roma – ufficio GIP, a seguito di richiesta dei PP.MM. della Procura di Roma- Direzione Distrettuale Antimafia, inerente ad una vasta operazione condotta dal Compartimento della Polizia Stradale Lazio e Umbria – Sezione Polizia Stradale di Aprilia (LT) e dai Carabinieri Forestale di Latina – NIPAAF .
n. 3 aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in Provincia di Latina ed una in Provincia di Roma;
n. 1 discarica di proprietà di una società di Roma;
n. 4 appezzamenti di terreno (due siti in comune di Pontinia e due in comune di Roma);
n. 10 mezzi (tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori);
nonché
il sequestro preventivo, anche per equivalente, del profitto del reato
di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452
quaterdecies C.P.) quantificato in più di 1 milione di euro (1.013.489,21) nei confronti di tutti gli indagati coinvolti;
contestualmente
sono state eseguite 7 perquisizioni, sia domiciliari che presso
laboratori di analisi nelle province di Roma, Frosinone e Napoli.
Le persone indagate sono 23 oltre alle aziende.
Per le aziende inoltre viene contestato l’illecito amministrativo da reato, in quanto il reato di traffico illecito di rifiuti è stato commesso nell’interesse e a vantaggio delle società coinvolte (D.Lgs. n. 231/2001).
Le indagini sono state condotte per mesi, in maniera coordinata, da
Polizia Stradale di Aprilia e Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale
Forestale – NIPAAF, del Gruppo CC di Latina con sopralluoghi e servizi
sul territorio corredati da rilievi fotografici e con ricorso anche a
penetranti strumenti tecnologici quali videoriprese da elicottero con
telecamere di rilevazione geotermica, intercettazioni telefoniche ed
ambientali, localizzazione di autoveicoli e telefoni cellulari con
sistemi di rilevamento satellitare.
Gli accertamenti iniziali
del NIPAAF di Latina e delle Stazioni carabinieri forestali hanno
permesso di appurare che il materiale prodotto dall’azienda non poteva
qualificarsi come compost, ovvero come un materiale che serve da ammendante per i terreni e quindi per migliorare la qualità degli stessi, bensì come rifiuto;
da continui e numerosi campionamenti effettuati, grazie al supporto
tecnico di analisi effettuate da strutture pubbliche quale l’Arpa Lazio,
sezione di Latina, (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) si sono
potuti riscontrare il superamento di diversi parametri previsti dalla
normativa di settore, inerente al corretto utilizzo di fertilizzanti e
prodotti affini.
Le attività sono poi proseguite, in continua e
costante sinergia tra i due Reparti investigativi, (Polizia Stradale di
Aprilia e NIPAAF di Latina) anche mediante riprese video dagli
elicotteri del Reparto Volo della Polizia di Stato, nonché con
intercettazioni telefoniche ed ambientali a carico dei presunti
responsabili delle gestioni illecite di rifiuti.
Si è potuto così constatare che il
materiale prodotto dalla società di Pontinia veniva spanso in terreni
non solo in zone vicine all’azienda stessa ma anche presso terreni siti a
in provincia di Roma. Oltre ad appurare che il sedicente compost, anche solo visivamente, non poteva classificarsi tale, si è accertato che gran parte di esso veniva interrato presso una discarica, sempre della provincia di Roma,
proprio al fine di nascondere la cattiva qualità del bene prodotto.
Tutti gli indagati, nelle diverse qualifiche di amministratori,
dipendenti delle società nonché di autisti di mezzi, proprietari dei
terreni dove veniva spanso il compost, al fine di conseguire un ingiusto profitto (consistente nel mancato costo di smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto di Pontinia, derivanti dalla raccolta differenziata dei Comuni della Provincia di Latina,
indicato come “compost di qualità”, usato come materia prima e
segnatamente come ammendante in agricoltura, rispetto al conferimento in
discariche autorizzate per rifiuti non pericolosi, operazione che
sarebbe stata invece corretta in relazione alla composizione chimica del
rifiuto) con più operazioni e attraverso l´allestimento di mezzi ed
attività continuative organizzate (capannoni industriali dove veniva
eseguito il trattamento inidoneo dei rifiuti, camion utilizzati per
effettuare i trasporti, escavatori per realizzare gli sbancamenti in cui
interrare i rifiuti, discarica autorizzata per rifiuti aventi CER
differenti da quello realmente prodotto – 190503 o “compost fuori
specifica”, soggetti incaricati stabilmente per le attività di trasporto
e interramento, contatti telefonici continui e occultamento dei mezzi
utilizzati a tal fine) nel periodo 01.01.2014 al 05.10.2018 gestivano
abusivamente ingenti quantitativi (in quantità non inferiore a
57.577.500 tonnellate) di rifiuti speciali non pericolosi e segnatamente “compost fuori specifica” e percolato, trasportando, cedendo e abbancando detti rifiuti in più terreni trasformati in discariche abusive
nonché presso una discarica non autorizzata per tali rifiuti,
conseguendo un risparmio di spesa valutabile in euro 1.013.489,21
limitatamente sulla quota parte pari a 7.980,23 tonnellate di compost
prodotto e campionato da ARPA.
L’impianto
della società di Pontinia, Sep di Mazzocchio, formalmente adibito e
autorizzato al recupero di rifiuti mediante produzione di “compost di
qualità” (materia prima derivante dal trattamento dei rifiuti) produceva
stabilmente, in violazione dell’autorizzazione AIA ingenti quantitativi
di rifiuto, come attestato dalle numerose analisi condotte da
ARPA Lazio, sezione di Latina, anche in epoche diverse (negli anni 2014,
2015, 2016, 2017) essendo il materiale prodotto, per uno o più
parametri, non conforme a quanto previsto dalla normativa di settore
(D.Lgs. n. 75/2010); pertanto esso non poteva essere sversato quale ammendante in fondi agricoli ma doveva essere classificato quale rifiuto e come tale smaltito presso discarica autorizzata.
Inoltre in
almeno 55 occasioni venivano scaricati rifiuti costituiti da compost
fuori specifica e percolato di processo provenienti dalla Sep di
Pontinia all’interno della discarica.
Le altre società
sequestrate sono le aziende che svolgono rispettivamente la gestione di
alcune fasi della lavorazione del materiale in ingresso proveniente
dalla raccolta differenziata dei comuni e la ditta che gestisce i
trasporti, dunque i mezzi che effettuano i movimenti dall’impianto di
Pontinia alla discarica romana.
L’operazione, denominata “smokin fields”, deriva dal fatto che i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del compost, letteralmente “fumavano”,
segno evidente di una mancata maturazione del materiale, che invece
continuava a fermentare in corso d´opera, contravvenendo in tal modo ai
più elementari principi di rispetto dell’ambiente, a cui si sarebbero
dovuti attenere i responsabili degli impianti sequestrati.
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