Ammonta a circa 850 milioni di euro la somma iscritta nel bilancio 2022 dal governo Italiano per pagare la ‘plastic tax’ all'europa. La tassa Europea serve per finanziare il fondo Next Generation Eu e gli Stati membri sono obbligati a versare in proporzione alle quantità di imballaggi in plastica che ogni anno non vengono riciclati. Mentre la ‘plastic tax’ Italiana è slittata per l’ennesima volta al 2023, già a partire dal 2021, per ogni kg di plastica non riciclata Bruxelles incassa 0,80 euro a titolo di ‘risorsa propria’ perché è così che l’Ue chiama le tasse.
Pagamenti dell’Italia all’UE che si protraggono ormai da due anni perché non tutto quanto è stato raccolto con la raccolta differenziata viene poi riciclato. Anzi, una quota che si avvicina al 50% di quella che viene avviata a recupero è rappresentata proprio dal ‘plasmix’, ovvero le plastiche miste di scarto prodotte dalla selezione delle differenziate, che non hanno trovato collocazione nel mercato del riciclo meccanico e che vengono inviate in discarica o all’incenerimento.
Insomma c'è chi guadagna a produrre e a smaltire gli imballaggi che non possono essere inviati al riciclo e chi PAGA. Intanto l'Ambiente è in soffrenza per le discariche e per l'incenerimento della plastica.
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