La ricostruzione dei pneumatici è una realtà industriale che solo in Italia occupa circa 2600 addetti con un’altissima valenza ecologica: La produzione di pneumatici ricostruiti consente di far risparmiare il 70% circa di materie prime, produce l’80% in meno di Co2 , previene la formazione di rifiuti e sviluppa l’Ecomia Circolare. Non a caso gli pneumatici ricostruiti sono utilizzati in larga parte per gli aerei e i camion perché la ricostruzione può essere fatta fino a tre volte per la stessa carcassa con notevole risparmio sulla spesa. Negli ultimi anni si è però diffuso un utilizzo maggiore degli pneumatici rigenerati anche tra le auto, complici i prezzi estremamente convenienti rispetto agli pneumatici tradizionali. Gli pneumatici ricostruiti o gomme rigenerate, meglio ancora gomme ricoperte nell’interpretazione Ciociara, sono realizzati utilizzando la carcassa dei pneumatici usati a cui viene eliminato il battistrada consumato (cioè la parte che è materialmente a contatto con l’ asfalto). Dopo l’ asportazione della gomma dalla carcassa dai pneumatici usurati, lo pneumatico viene ricostruito con un nuovo battistrada. Gli pneumatici rigenerati vengono dunque sottoposti ad una nuova vulcanizzazione che fonde la carcassa usata con il nuovo battistrada.
Gli pneumatici rigenerati per
le autovetture sono regolamentati grazie alle norme
Ece Onu 108. Per verificare se un pneumatico è
stato rigenerato o ricostruito basta verificare le diciture riportate
sulla sua spalla.
Grazie alla norma Ece Onu 108 (109 per i
camion) gli automobilisti sono tutelati e non devono rinunciare a
qualità, durata e prestazione rispetto ad agli pneumatici vergini.
Il riutilizzo dei pneumatici usati per ottenere
gomme rigenerate offre notevoli vantaggi anche all’ ambiente, si
pensi che ogni anno nell’ unione europea vengono gettati circa 200
milioni di tonellate di pneumatici usurati. Oltre all’ inquinamento
generato dallo smaltimento, si deve tenere presente anche quello
necessario alla produzione delle gomme da montare sui veicoli ai
quali è stato fatto il cambio gomme. Per la produzione di un
pneumatico tradizionale sono necessari circa 30 litri di petrolio,
mentre per rigenerarne uno ne bastano poco meno di 6.
Oltre al risparmio in termini di denaro (si arriva
fino al 70% in meno rispetto agli pneumatici vergini) le gomme
rigenerate aiutano ulteriormente l’ ambiente riducendo la produzione di rifiuti, e quindi procurando ulteriore risparmio energetico e minore inquinamento. Per lo sviluppo dell’uso
dei pneumatici ricostruiti bisogna proteggere la filiera Italiana e
quindi arginare l’ingresso di prodotti che
non danno garanzie di affidibilità
e immettere nel mercato prodotti con caratteristiche ben
precise per dare tranquillità al consumatore finale. Bisogna, inoltre sensibilizzare chi utilizza il
prodotto finale allo sviluppo dell’economia circolare e in questo
caso iniziare dalle Amministrazioni Comunali per inculcare il
concetto di uso sostenibile della materia prima seconda, frutto della raccolta differenziata, nella riduzione dei
rifiuti resa oramai obbligatoria anche dal Decreto sul GPP (Acquisti verdi). Oltre alla
sensibilizzazione attraverso campagne informative, però, è
necessario qualche incentivo e qui Fare Verde arriva all’ultimo
punto, ultimo ma non meno importante , quello degli strumenti necessari
per sostenere la crescita di questo settore industriale con ricadute
positive su occupazione e lotta all’inquinamento: riconoscere
un credito d’imposta del 20% sull’imponibile Iva
relativo all’acquisto di pneumatici ricostruiti in recepimento
della norma europea ECE/ONU 109. Solo così il cerchio dell'economia circolare si chiuderebbe con beneficio per tutti anche perchè per logica l'IVA è stata già pagata sul battistrada usurato
Nessun commento:
Posta un commento