venerdì 16 maggio 2025

Va davvero tutto bene per l’agricoltura?

L’Italia sta affrontando una crisi agricola senza precedenti: per la prima volta in oltre trent’anni, il valore delle importazioni di ortofrutta fresca ha superato quello delle esportazioni. Secondo l’Osservatorio Coldiretti, nel 2024 le esportazioni hanno toccato un record di 6,1 miliardi di euro (+9%), ma le importazioni sono salite a 6,4 miliardi (+12%), con un incremento del 14% in volume. Il dato più sconcertante? L’Italia importa uva dall’India, pomodori dall’Olanda, cipolle dal Sudafrica, nonostante la produzione interna di questi stessi prodotti. Tra i beni maggiormente importati spiccano patate (+39%), piselli (+20%), fagioli (+9%), lattuga (+5%), pere (+15%), pesche nettarine (+74%) e kiwi (+23%). Ma il problema va oltre i numeri: la concorrenza sleale di Paesi con standard meno rigorosi influisce sulla qualità del cibo sulle nostre tavole. Fare Verde Provincia di Frosinone APS ricorda come esempi inconfutabili  l'uso di pesticidi vietati in Europa e lo sfruttamento della manodopera a basso costo, generando dumping sociale e ambientale. Nel 2024, gli allarmi su frutta e verdura importata sono aumentati del 30%, con 165 segnalazioni per pesticidi proibiti, aflatossine, metalli pesanti e batteri.


Uva in India


Il paradosso dei consumi e dello spreco

A complicare il quadro, il consumo di ortofrutta in Italia è in calo. Secondo il Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, ogni italiano consuma meno di 300 grammi di frutta e verdura al giorno, al di sotto dei 400 grammi raccomandati dall’OMS. Un fenomeno ancor più paradossale se si considera l’aumento dello spreco alimentare, con oltre 680 grammi di cibo buttato a settimana per persona, principalmente frutta e verdura.

Un mercato globale che soffoca l’economia locale

La crisi del settore evidenzia l’urgenza di ripensare le politiche agricole e commerciali, superando la logica dell’iper-globalizzazione, dove il prezzo al ribasso prevale su qualità, sostenibilità ed etica. Il sistema attuale favorisce l’importazione di prodotti da migliaia di chilometri, sostenuto da politiche fiscali e incentivi ai carburanti, penalizzando i produttori locali, aumentando l’inquinamento e allontanando il consumatore dalla stagionalità e territorialità del cibo.


Agricoltori


Soluzioni per un futuro sostenibile

Per invertire questa rotta, occorre ridurre la filiera, rendendola più trasparente e sostenibile. Favorire l’agricoltura locale, sostenere i mercati contadini, puntare sulla tracciabilità e sulla stagionalità sono azioni fondamentali per riequilibrare il sistema e ricostruire un rapporto sano tra chi produce e chi consuma.

Il futuro dell’agricoltura italiana dipende dalle scelte politiche e dalle scelte quotidiane di ognuno di noi. Non si può continuare  a sacrificare la qualità e la sostenibilità per la logica del prezzo più basso a discapito della salute, dell'ambiente , della nostra economia e del disprezzo per gli esseri umani umiliati e sottopagati.

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