mercoledì 12 aprile 2017

IL TURISMO IN CIOCIARIA: NUOVE OPPORTUNITA' DI SVILUPPO

La promozione turistica in Ciociaria

Ci sono una serie di motivi che rendono desiderabile un territorio, come la sua posizione geopolitica, la dotazione infrastrutturale,la qualità e la quantità di investimenti, gli aiuti economici ad esso riservati, il grado di connessione con i mercati mondiali, il sistema creditizio, ma soprattutto, in buona parte, ciò che rende valido un territorio sono le sue capacità interne. Da qui inizia il percorso di studi sulla valorizzazione del territorio ciociaro.
Il presente articolo vuole essere un contributo alla sensibilizzazione della cittadinanza alla rivalutazione del proprio paese e ad una migliore cooperazione tra istituzioni pubbliche e organismi di diritto privato. Infatti se riuscissimo a costruire e proporre una nuova identità socioculturale potremmo rendere la provincia di Frosinone realmente concorrenziale rispetto agli altri competitors territoriali e potremmo offrire nuove opportunità di sviluppo socioeconomico e di crescita occupazionale. Mediante la riforma del Titolo V della Costituzione  e l’istituzione della Legge 217/1983 successivamente modificata con la legge 135/2001 alle regioni è demandato il compito di legiferare in materia turistica e di promuovere il turismo locale. Già nel 2003 la regione Lazio ed in particolare la Camera di Commercio di Frosinone, hanno realizzato, in collaborazione con il Consorzio Civita, una relazione sulla costituzione di un Distretto Culturale che aveva l’obiettivo di accelerare il processo di valorizzazione dell'asset territoriale rappresentato dai beni culturali e dalle altre risorse del territorio(http://www.civita.it/Civita-Cultura-Holding/Attivita/Promozione-e-innovazione-del-territorio/Progetti/Distretto-culturale-di-Frosinone). I poli attorno a cui si è costruito il distretto culturale di Frosinone sono formati sia dai paesi del frusinate che da quelli extra provinciali ma che comunque hanno una rilevanza socio-culturale: il Paese Ernico, Montecassino ed il Cassinate, Fiuggi, Val Comino, Arpino, i Monti Simbruini ed i Monti Aurunci. Il Distretto Culturale, delimitato territorialmente, è un sistema di relazioni che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connesse.
L’obiettivo principale di codesto lavoro è la promozione turistica della Ciociaria, inizieremo da una panoramica generale per analizzare – successivamente – i singoli territori. Il tutto mediante la ricerca di fonti statistiche circa i flussi turistici del luogo. Abbiamo posto l’attenzione sull’organizzazione turistica pubblica ed in particolare sulle aziende di promozione turistica, organo demandato alla cura ed alla  valorizzazione del territorio.
Lo studio si è articolato secondo una serie di fasi:
a) raccolta di informazioni presso le I.A.T della provincia di Frosinone;
b) studio approfondito delle brochures e dei depliants;
c)sintesi dei dati statistici raccolti;

La metodologia

Nella prima sezione dell’elaborato, si è suddivisa la Ciociaria in sette poli attrattori individuati come già esistenti nella provincia di Frosinone e che sono: il Paese ernico - con le quattro città di Anagni, Alatri, Veroli e Ferentino - Montecassino e il Cassinate, Fiuggi e la Val di Comino, dotati di risorse di livello nazionale; i Simbruini, Arpino e gli Aurunci, attrattori di livello extraprovinciale.
Un ulteriore approfondimento di analisi è stato possibile sia attraverso la raccolta presso le IAT e presso le ATP, di brochures, volantini ed opuscoli informativi, a cui hanno partecipato Enti locali, istituzioni culturali, musei, associazioni di categoria coinvolti dal progetto sopra menzionato, sia attraverso lo studio del territorio in modo peculiare delle abbazie, santuari e pellegrinaggi, archeologia industriale, mura poligonali, castelli medievali, feste storiche, ecc.
Nella seconda parte dell’elaborato è stata delineata la strategia di valorizzazione di ciascun polo. Infatti per ognuno dei poli individuati, viene descritto nel dettaglio un inquadramento territoriale rispetto ai propri temi dominanti (cenni storici, patrimonio ambientale, patrimonio storico- artistico, prodotti tipici, artigianato, eventi culturali e folkloristici, ricettività).
La terza parte dell’elaborato si compone della sintesi dei dati statistici raccolti, puntando l’attenzione sui tabulati statistici che riguardano il movimento turistico alberghiero ed extra-alberghiero.

Il territorio della Ciociaria

Di seguito sono stati riportati sinteticamente alcuni tra i paesi della Ciociaria, individuano per ciascuno di essi le risorse culturali, paesaggistiche che le caratterizzano.
Geograficamente, il territorio della Ciociaria si sviluppa ai piedi dei Monti Ernici, da qui il nome dell’omonima popolazione.
La regione storica della Ciociaria, millenario ponte geografico tra Roma e Napoli, coincide quasi perfettamente con la provincia di Frosinone ed alcuni comuni delle provincie di Roma e Latina. L’origine del nome deriva dalle “ciocie”, antichissime e caratteristiche calzature portate una volta dai suoi pastori, fatte di un solo pezzo di cuoio, fermato al piede da stringhe, anche esse di cuoio, e avvolte attorno al polpaccio, a sua volta rivestito da una fascia di tela bianca. La storia e lo spirito della Ciociaria si sono forgiate in intima connessione con le forme del territori. Dall’epoca pre-romana, con le antichissime acropoli circondate da mura megalitiche, all’età imperiale, con prospere città sulla via Latina. La terra che vediamo oggi è però soprattutto quella che ha preso forma nei primi secoli del Medioevo, con l’opera civilizzatrice delle abbazie Benedettine e lo splendore delle Città dei papi.
Una terra da scoprire e conoscere attraverso un viaggio nel passato tra storia, mito e leggenda sulle orme di Cicerone, San Tommaso e San Benedetto.

La storia della Ciociaria

L’aspetto peculiare della Ciociaria preromana è caratterizzato dalla presenza di città completamente cinte di mura in opera poligonale e indicate dalla tradizione popolare come le città dei ciclopi, fondate secondo il mito dal dio Saturno.
Questi vivaci paesi sono per lo più arroccati sui rilievi collinari e il loro tessuto urbano è segnato dalle varie civiltà (preromana, romana, medievale, rinascimentale, barocca), che hanno lasciato preziose testimonianze della propria cultura.

I Comuni :

Alatri

Alatri è caratterizzata da imponenti cinte murarie di epoca preromana e, per tale ragione, venne definita come la città dei ciclopi. La cinta muraria, risalente al IV secolo a.C., circonda completamente l’area dell’Acropoli, a cui si accede attraverso due porte: Porta Maggiore, coperta da un enorme architrave monolitico, e Porta Minore, dove sono scolpiti 3 falli come simbolo apotropaico di fecondità e protezione dell’antica comunità ernica. Sulla spianata, sede dei templi pagani, sorgono oggi l’Episcopio e il Duomo di San Paolo, dove sono custodite l’ostia incarnata, miracolo eucaristico del 1228, e le reliquie di Papa Sisto I, patrono di Alatri.
Per approfondire la conoscenza storica della città ernica e romana, è opportuno visitare il Museo civico, allestito presso l’antico Palazzo Gottifredi, dove è stato ricostruito anche il modellino del tempio etrusco italico, rinvenuto in questo territorio e conservato presso il Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
Un’altra preziosa reliquia, venerata dagli alatrensi, è un lembo del mantello di San Francesco, conservato presso la chiesa intitolata al poverello di Assisi; si consiglia una passeggiata lungo le piagge per raggiungere la suggestiva Chiesa di San Silvestro con resti di affreschi del XII-XIII secolo.

Anagni

Antica città sacra agli Ernici, Anagni rivestì sempre un importante ruolo religioso e politico. Durante il periodo ernico, la città era completamente cinta dalle mura in opera poligonale, di cui oggi sono visibili poche tracce, lungo il versante settentrionale all’antica acropoli, databili tra il V e IV secolo. In età romana, questa cinta muraria fu ampliata fino a comprendere l’eniciclo degli Arcazzi di Piscina, probabili terrazzamenti di una costruzione termale della fine del III/inizio II secolo a.C., e i resti delle Mura Serviane, dove sul pilastro centrale è scolpito un simbolo fallico. Purtroppo, nel corso dei millenni la cinta muraria ha subito numerosi rimaneggiamenti.
Attualmente l’aspetto più peculiare dell’abitato di Anagni, città natale di quattro pontefici, (Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII), è il suo centro storico di aspetto medioevale. Tra i monumenti, spicca per importanza artistica la superba Cattedrale romanica di Santa Maria con la sua cripta affrescata, il duecentesco Palazzo Papale, teatro del celebre “schiaffo di Anagni”, l’ardita architettura della Sala della Ragione nel Palazzo Comunale, espressione massima del potere civile della comunità anagnina, costruito tra il 1159 e il 1163 da Jacopo da Iseo, uno dei rappresentanti  delle città lombarde, venuti a stipulare i “patti di Anagni” con Papa Adriano IV, contro l’Imperatore Federico Barbarossa.
Da ammirare, nella Chiesa di San Andrea, il Trittico del Salvatore, splendida opera del XII secolo di scuola romana. Di fronte alla chiesa si trova la famosa casa Barnekow, interessante esempio di casa medioevale, decorata nell’800 con affreschi esoterici dal pittore svedese Barnekow. Molti sono i monumenti da soprire in questa splendida cittadina, che va visitata passeggiando nei vicoli, o lungo i viali alberati alla fine dei quali si aprono grandi piazze, dove si affacciano splendidi edifici antichi, come la chiesa di San Pietro in Vineis, un monastero di cui si hanno le prime notizie a partire dal XII secolo. La chiesa romanica conserva ancora il pavimento cosmatesco e interessanti affreschi del XII e XIV secolo.

Arpino

Sulla sommità di Arpino, nel quartiere Civitavecchia, troviamo uno dei monumenti più stupefacenti del periodo pre-romano: l’arco a sesto acuto, antica porta aperta sulle mura in opera poligonale, costruite per difendere l’antica Arx. L’arco è costruito da una serie di grandi massi disposti ad incastro, senza l’ausilio di malte cementizie. Nel Medioevo, lungo queste mura, vennero aggiunte numerosi torri, che resero il  borgo un importante punto strategico a difesa del sottostante nucleo di Arpino.
Secondo un’antichissima leggenda, qui scelse di vivere Saturno divinità protettrice dell’agricoltura.
Ancora resti di mura poligonali s’incontrano salendo verso il quartiere Civita Falconara, sulla cui sommità sorge il Castello di Ladislao Durazzo.
Cuore del paese è l’elegante piazza Municipio, delimitata su tre lati dal Palazzo Boncompagni, attualmente sede del Centro Internazionale Umberto Mastroianni, celebre scultore del ‘900, dal Convitto Nazionale Tulliano, sede del prestigioso liceo ginnasio, che ogni anno ospita la manifestazione del Certamen Ciceronianum Arpinas, gara di traduzione e commento di un brano di Marco Tullio Cicerone, una manifestazione di risonanza europea, che registra la partecipazione di centinaia di liceali europei. Una visita alla bella Chiesa parrocchiale di S. Michele consente di ammirare i dipinti del pittore Giuseppe Cesari, noto come il Cavalier D’Arpino, e di importanti esponenti della cultura del barocco romano.

Atina

Nell’antichità, Atina venne considerata come l’ultimo centro difensivo contro il Sannio e, grazie alle risorse del suo territorio, ricco di limonite, e al coraggio dei suoi uomini, venne definita “potens” da Virgilio.
Nelle sale del Museo Comunale, è possibile avere una precisa idea dell’importanza strategica rivestita da questo paese, circondato  da mura in opera poligonale, e collocato su rilevanti vie di collegamento per il commercio, tra la Campania e l’Etruria. Anche in epoca medievale, Atina rivestì il ruolo di importante centro amministrativo della Valle di Comino e qui fissarono la loro dimora i Signori Cantelmo, che provvidero alla ristrutturazione del Palazzo Ducale, dopo il violento terremoto del 1349. la possente mole del castello occupa gran parte di Piazza Saturno, la cui sobria facciata è ingentilita da belle bifore e torri.
Al secondo piano del palazzo, si trova un grande mosaico romano a tessere bianche e nere (II sec d.C.), raffigurante quattro eroi armati e proveniente dai resti di un’antica domus.
Alle spalle del castello, si trova la parrocchiale dell’Assunta decorata con tele di L. Velpi, che ricordano le storie di San Marco Galileo, patrono della città.

Ferentino

Ferentino è tra le città ciociare ad avere il maggior numero di monumenti ed epigrafi romane. Il nucleo urbano più antico è completamente circondato dalle mura in opera poligonale, sulle quali si aprono numerose porte, di cui la più antica è Porta Sanguinaria, così detta perché, presumibilmente, era l’ultimo passaggio dei nemici di Ferentino. Qui si apre anche un criptoportico romano, conosciuto come il carcere di S. Ambrogio, patrono della città, vittima delle persecuzioni di Diocleziano. Particolarmente belle sono le due chiese più grandi del paese, il Duomo romanico di San Giovanni e la Chiesa gotico cistercense di S. Maria Maggiore. Nel duomo sono da ammirare il pavimento a mosaico dei Cosma, il cero pasquale, la sedia episcopale del Vassalletto e uno dei più bei cibori medievali, opera di Drudus de Trivio. Spicca, per la sua elegante linea architettonica, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita, all’inizio del XIII secolo, come grangia alimentare della vicina Abbazia di Calamari, di cui ne ripete la semplicità e la purezza dello stile gotico cistercense.
Poco distante dal centro abitato, su una collina, si trova il cenobio celestino, dedicato a S. Antonio, e per molto tempo, luogo di sepoltura di papa Celestino V.

Frosinone

Frosinone, chiamata in passato Frusino, importante capitale del regno dei Volsci, a capo della rivolta dei popoli Ernici  contro Roma, poi venne Municipium romano e quindi parte dello Stato della Chiesa. Un ruolo da prima donna che non ha mai ceduto e ancora conserva quale capoluogo di tutta la Ciociaria. Come molte cittadine del circondario, anche Frosinone è cresciuta su di un colle da cui torreggia la valle del Sacco. Il centro storico è dominato dal Palazzo della Prefettura e dall’imponente profilo barocco della chiesa di San Benedetto. La Cattedrale dell’Assunta era romanica ma ha sofferto di varie manipolazioni anche dopo l’ultima guerra: resta il campanile a tre piani di bifore, a testimoniare lo stile originario. Il nobile passato dell’antica Frusino è invece emerso sotto un moderno palazzo sul viale Roma: qui giacciono i resti dell’anfiteatro romano. Dell’età romana non restano molte testimonianze visibili, anche se al museo archeologico comunale si possono ammirare numerosi reperti.

Veroli

Nella parte più alta della città di Veroli, a 700 metri di altezza, si trova la Rocca di San Leucio, cinta dalle mura in opera poligonale, alle quali sono state appoggiate, nel Medioevo, mura e torri, per rafforzare questa antica fortezza ernica.
Durante il periodo ernico, Veroli fu una delle città a capo della Lega Ernica, in lotta contro Roma. Divenuta più tardi fedele alleata dell’Urbe, a Veroli fu concesso l’onore di festeggiare le stesse festività di Roma, come è testimoniato dai Fasti Verulani, frammento di calendario marmoreo del I secolo d.C., posto nel cortile di casa Reali; esso ricorda le festività dei primi tre mesi dell’anno, i giorni nefasti, i comiziali, gli intercisi.
La sua eccezionale posizione strategica la rese, per lungo tempo, inespugnabile e qui trovarono prigionia o rifugio, re, imperatori e papi. È in questo borgo che si trova la chiesa più antica di Veroli, dedicata a San Leucio (XI secolo); le sue dimensioni ridotte e la semplicità dello stile ne fanno uno dei tesori della cittadina, ricca di storia, arte e cultura.

Isola del Liri-Sora

Nel cuore della Valle del Liri, in una fertile conca che fa da nido alla città, ecco Sora, antica città dei Volsci. La cittadina si allarga sotto il massiccio profilo del monte San Casto sulla cui sommità domina la Rocca del XVI secolo, baluardo voluto dai Della Rovere a difesa della città. Il fiume Liri, quieto e dalle verdi sponde, lambisce il centro storico più antico. Sora ha nel suo territorio numerose chiese e conventi che oltre a raccontate la fede dei suoi cittadini, raccontano la storia della città. A cominciare dal Duomo di S. Maria costruito sui resti di un tempio romano nell’XI secolo e poi ricostruito in stile cistercense nel 1229 con il portale romanico che anticipa la facciata. Di notevole interesse artistico l’abbazia di San Domenico del XI secolo.
Isola del Liri è forse il solo centro nel nostro Paese che sia attraversato da un fiume che diviene nel centro città una grandiosa cascata che risuona in un salto di 30 metri. Ad aggiungere fascino ad un tale spettacolo naturale, un imponente maniero domina dall’alto. È il castello Boncompagni-Viscogliosi, un prodigioso esempio di edilizia medievale anche se rimaneggiato nei secoli successivi.

Boville Ernica-Monte San Giovanni Campano

Difeso da mura medievali movimentate da 18 torri, ora tonde ora quadrate, Boville Ernica sorge su di un colle che guarda e domina la valli del Liri, del Cosa e del Sacco. La cittadina è circondata da un’aria barocca leggermente invecchiata ma pur sempre di gran fascino. Quest’aria baroccheggiante si gusta soprattutto nella piazza di Sant’Angelo con la bella parrocchiale di San Michele Arcangelo dalla facciata settecentesca dilavata dal tempo. Unico e preziosissimo è il mosaico composto da Giotto conservato nella Chiesa di San Pietro Ispano. Inaccessibile, fortificato, Monte San Giovanni Campano rappresenta molto bene il fenomeno dell’“incastellamento” legato alla costruzione dello Stato Pontificio. Al centro del nucleo storico a “cupola”   spicca il Castello ducale dei Conti d’Aquino dove fu rinchiuso San Tommaso. Procedendo sulla provinciale, a pochi chilometri, si trova il borgo dal nome più curioso: Strangolagalli. Un’etimologia tanto fantasiosa ha sviluppato diverse ipotesi; ma messe da parte le leggende un po’ cruente, arrivare a Strangolagalli è un’esperienza gradevolissima per l’occhio: il panorama è paradisiaco. Le colline proteggono ed esaltano il piccolo paese facendone un borgo naturalmente protetto e inserito in un ecosistema gradevolissimo.


La Ciociaria: la natura

Le magie dei Monti Ernici

Tra le molte aree naturalistiche di grande interesse nel territorio della Ciociaria, i Monti Ernici sono certamente una meta obbligatoria per ogni appassionato di escursionismo e ambiente. A pochi chilometri da Veroli, Prato di Campoli con le sue faggete, dove trovano spazio pregiate colonie di agrifoglio, ha una porta d’accesso privilegiata per entrare nel mondo magico della montagna appenninica. La primavera in questa zona ha un’autentica esplosione di colori, ma il momento più  entusiasmante per scoprire i particolare e dettagli più nascosti del mondo alpestre sono i mesi del tardo autunno e di fine inverno, quando le folte chiome dei faggi devono ancora nascondere il variegato universo del sottobosco. La pietra calcarea e il faggio, illuminati dalle luci traverse delle corte giornate di novembre e febbraio, svelano sfumature e atmosfere che la stagione calda confonde in un delirio di verde. Proprio in questo periodo , liberato dall’affollamento di gitanti dei mesi estivi, camminando lungo il reticolo di sentieri che circondano Prato di Campoli non è difficile incontrare gli abitanti della montagna : volpi, istrici, la simpatica puzzola e il cinghiale, il rintocco ritmato del picchio che interrompe il silenzio della foresta , il volo scomposto e veloce dell’upupa , mentre nel cielo l’aquila reale volteggia in ampi cerchi sopra le cime e i crinale, in questa stagione spesso ancora coperti di neve. In estate, invece, protagonista della vita sui pascoli della zona sono le mandrie di bovini e ovini che da maggio a settembre vivono allo stato semibrado sull’altipiano

Il Lago di San Giovanni Incarico

Situata nella valle del Liri, nel tratto in cui questa si allarga tra il massiccio del Monte Cairo a nord e quello degli Musoni-Aurunci a sud. La riserva si estende nel territorio dei comuni di S. Giovanni Incarico, Arce, Ceprano e Falvaterra per circa 725 ettari. Istituita nel 1999, riveste carattere di notevole interesse archeologico per l’affioramento di resti delle antiche città  di epoca romana che le danno il nome. Inoltre, la presenza di particolari specie vegetali e animali evidenziati la grande potenzialità  dell’ambiente; la vegetazione delle zone umide è rappresentata da canna di palude e tifa e ai margini dei corsi d’acqua da Iris pseudo-acorus. Allontanandosi dai corsi d’acqua il canneto viene sostituito da pioppi, salici, ontani e da rubinetti e querceti. La fauna è varia e numerosa: libellule, coleotteri, farfalle; negli acquitrini si trova la carpa, la tinca, il cavedano, il persico sole; tra i rettili il colubro d’Esculapio e il biacco. Tra gli uccelli sono presenti l’airone rosso, la garzetta, la pittima reale, il beccaccino, i corrieri, il cavaliere d’Italia, il totano moro, la pantana, il nibbio bruno, il falco di palude, la poiana. Tra i mammiferi sono presenti la donnola, il tasso, la faina, la volpe il riccio.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

La parte sud-occidentale della provincia di Frosinone, dalla Valle di Canneto alle Mainarde, rientra nei confini della più conosciuta area protetta d’Italia. Pur avendo solo un mese in meno rispetto al Parco Nazionale del Gran Paradiso, è considerato il più vecchio della penisola perchè già  nel 1907 la Società  Pro Montibus et Silvis aveva proposto la tutela di questa zona, sicuramente uno degli angoli più belli e meglio conservati dell’intera catena appenninica. Il lupo, l’orso e la lince (in base ad alcune autorevoli segnalazioni che autorizzano a considerare la sua presenza nell’ambito del Parco) sono i più rappresentativi mammiferi della fauna continentale a rischio di estinzione e hanno trovato nei recessi più nascosti delle foreste del Parco un habitat ideale alla loro sopravvivenza. Anche il picchio nero tra i volatili e il pino mugo, presente in questa zona con l’unica colonia al di fuori delle Alpi, testimoniano una straordinaria biodiversità .

Il Parco dei Monti Simbruini

Distribuito tra le provincie di Roma e Frosinone, con i suoi 30.000 ettari è il parco più esteso del Lazio, con cime che superano i 2000 metri, come il Monte Viglio di 2156 metri di altitudine. Ricco di fenomeni carsici, questo territorio montuoso è caratterizzato da un’abbondanza idrica conosciuta fin dall’epoca romana da cui deriva il nome sub imbriubus, sotto le piogge – e da vaste foreste di faggio e querceti, che ne ricoprono oltre i due terzi. Numerosi gli avvistamenti di orsi e lupi in gita dai territori del vicino Parco d’Abruzzo, mentre tra le rocce più impervie nidificano il falco pellegrino e il lanario. Paradiso per il trekking, il territorio del Parco è attraversato dal Sentiero Italia.

Il Parco dei Monti Aurunci

Tra Frosinone e Latina, la catena dei monti Aurunci domina il litorale di Formia con pittoreschi dirupi che digradano verso il mare. Anche qui il paesaggio è caratterizzato dal fenomeno carsico, le cui espressioni più evidenti sono rappresentate dalle doline (depressione del terreno originate dallo sprofondamento della volta di cavità  sotterranee), generalmente riempite da terre rosse e rocce modellate in maniera caratteristica (lapiez, solchi carsici o docce, vaschette di corrosione, ecc.) che caratterizzano fortemente il paesaggio. Le forme sotterranee sono rappresentate da pozzi e gallerie, a prevalente sviluppo verticale, di grande valore ambientale. Una delle grotte più interessanti e famose è la grotta dei Serini nel territorio del comune di Esperia, che rappresenta un’attrazione per speleologi esperti. Le numerose specie vegetali si possono osservare soprattutto nei mesi di maggio e giugno e per gli amanti delle orchidee il Parco è un vero paradiso, infatti nel suo territorio fioriscono circa 50 specie e numerosi ibridi naturali. Tra gli anfibi, da sottolineare la presenza del Tritone italiano. I siti riproduttivi, mancando nel territorio importanti raccolte d’acqua, come stagni, fiumi, ruscelli, sono principalmente composti da fonti d’acqua artificiali come pozzi in pietra, cisterne, vasche ed abbeveratoi. Interessante è sicuramente la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergiditata) essendo diffusa esclusivamente nelle regioni montane italiane del versante tirrenico.

Il Lago di Canterno

La Riserva ha una superficie di 1824 ettari, interessa territori situati nel comprensorio di Anagni, Fiuggi, Fumone, Torre Cajetani, trivigliano (comuni della Provincia di Frosione). È  situata quasi a ridosso del Massiccio degli Ernici tra i rilievi che dalla Valle del Sacco si snodano verso la Piana di Fiuggi. Le formazioni boschive, costituite da querceti con prevalenza di Cerro e boschi misti di latifoglie, che coprono gran parte del gruppo Monte Porcino La Monna, si trovano soprattutto nei versanti settentrionali e orientale dei rilievi, dove sono anche presenti rimboscamenti a conifere. La fauna è rappresentata principalmente da specie tipiche delle zone umide, in particolare trampolieri e rallidi come l’airone cenerino, l’airone rosso, la garzetta e la gallinella d’acqua. Le zone di fondovalle sono interessate da una fitta trama geometrica di appezzamenti suddivisi da siepi e scoline, che costituiscono un pregevole esempio di paesaggi agrario.

I Monti Lepini

Originati prevalentemente da fenomeni carsici, ipogei ed epigei, i Lepini costituiscono insieme ai Monti Ausoni ed Aurunci la catena preappenninica del Lazio meridionale. Il territorio risente dell’incontro tra condizioni bioclimatiche differenti che si riflettono sulla vegetazione a carattere mediterraneo e sudtropicale sui versanti sud occidentali, continentale su quelli settentrionali ed orientali. Tra le specie rare di rilevanza botanica, oltre alle orchidee, segnaliamo l’agrifoglio e il Taxus baccata, quest ultimo presente in numero esiguo d’esemplari in stazioni isolate, testimone vivente di un’antichissima vegetazione ormai scomparsa e risalente a più di 100 milioni di anni fa (periodo Mesozoico). Il patrimonio faunistico è ben rappresentato da specie erpetologiche (Colubro di Riccioli e Salamandrina dagli Occhiali) e dall’avifauna (160 specie di uccelli di cui 64 stazionarie).

Le Terme Varroniane

Tra Roma e Napoli, poco distante dal casello autostradale di Cassino e dal centro abitato, sorge il complesso turistico Terme Varroniane immerso in una lussureggiante vegetazione e ricco di sorgenti di acqua oligominerale, il complesso turistico è aperto tutto l’anno e si offre a voi con tutti i suoi conforts: camping internazionale, visita al parco privato, aree ed attrezzature per picnic, cure idropiniche, sala congressi (ristoro), pista da ballo, attrezzature sportive. È  il luogo ideale per il vostro tempo libero dove potete organizzare indimenticabili feste, concerti, raduni, gite scolastiche, ecc. Camping, corrente elettrica, camper service, gettatoio, WC chimico. Cure termali gratuite per i campeggiatori.



Le Terme di Pompeo

Le acque sulfuree bicarbonato calciche sono note fin dall’epoca romana. A Domitilla, nativa di Ferentino, moglie di Vespasiano e madre degli imperatori Tito e Domiziano è riferita la costruzione delle Antiche Terme. Nel 1854 la famiglia Pompeo diede vita ad uno dei primi stabilimenti termali dell’era moderna, sviluppatosi nel corso degli anni fino alla costruzione nel 1984 del nuovo stabilimento, imponente e moderna struttura. Dalle Terme di Pompeo, posta al centro della splendida Ciociaria, si raggiungono varie e stupende località : ad un chilometro da Ferentino, cittadina di origine pre-romana. Di particolare interesse sono le Mura Urbane, le Porte di accesso, il Complesso dell’Acropoli con l’annesso Mercato Romano Coperto.L’acqua delle Terme Pompeo, per la loro composizione sulfurea-bicarbonato-calcica, ha un’ampia gamma di applicazione per la cura di numerose patologie. Le affezioni delle vie respiratorie vengono trattate mediante inalazioni, aerosol e polverizzazioni; per le malattie dell’orecchio-naso-gola si ricorre a insufflazioni endotimpaniche, ventilazioni polmonari, irrigazioni nasali e ginnastica respiratoria; bagni caldi con idromassaggi vengono impiegati nella terapia delle forme artroreumatiche e dermatologiche, mentre l’ozonoterapia è utilizzata per le vasculopatie; infine, i più comuni disturbi della sfera ginecologica sono trattati con irrigazioni vaginali con bagno caldo. Completa l’offerta dei servizi termali un centro per la rieducazione tubarica e foniatrica: la prima a completamento del ciclo di cura previsto per la sordità  rinogena, la seconda per la cura e la prevenzione delle alterazioni funzionali ed organiche delle corde vocali. Per le bronchiti croniche viene proposto il ciclo di ventilazione polmonare abbinato alla ginnastica respiratoria. L’attrezzato e moderno complesso termale, immerso in un parco secolare, è dotato inoltre di due piscine termali e del qualificato Centro Bellezza-Benessere Portofino che è in grado di prendersi cura della bellezza degli ospiti delle Terme offrendo trattamenti personalizzati per il viso e per il corpo.

La Riserva Naturelle del Lago di Posta Fibreno

Ambiente suggestivo e molto ben conservato, era considerato già  ai tempi dell’impero Romano una nota località  turistica, decantata persino da Cicerone. Oggi la Riserva appare al visitatore come un lago di acque limpidissime, un sito di grande valenza ambientale e paesaggistica, oltre che ricco di particolarità  uniche come l’isola galleggiante (un’isola di torba che si sposta con l’andamento delle correnti) o la nàue, una caratteristica ed antichissima imbarcazione locale. Ma la vera ricchezza della Riserva sono le sorgenti del Fibreno, alimentate da un’area montuosa di 400-500 chilometri quadrati (i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e con una portata di 10 metri cubi di acqua al secondo, una fra le più importanti del centro Italia. In questo particolare ambiente trovano rifugio importanti presenze dell’avifauna, quali aironi, garzette e rapaci e specie ittiche endemiche come il carpione del Fibreno e la trota macrostigma.

Le Terme di Fiuggi

Tutto è nato dall’acqua. Una piccola sorgente d’acqua che attirava, già  nel Medioevo, l’attenzione di illustri personaggi. Papa Bonifacio VIII, per esempio, che era nato in Ciociaria e conosceva bene la fonte. I registri contabili conservati in Vaticano annotano ben 187 ordini di pagamento per il trasporto dell’acqua da Anticoli di Campagna, come allora si chiamava la città  di Fiuggi. E le lodi dell’acqua che rompe la pietra compaiono anche in alcune lettere scritte da Michelangelo intorno al 1549. Ciò che rese quest’acqua indispensabile a re, nobili e ambasciatori era la sua capacità  miracolosa di curare la calcolosi renale. Capacità  che conserva immutata ancora oggi, anche se il miracolo altro non è che un prodigio naturale. Fiuggi, infatti, sorge in mezzo ad una formazione tufacea caratterizzata da un’alternanza da strati permeabili e semipermeabili, attraverso i quali l’acqua filtra e si depura, acquisendo le sue proprietà  benefiche. Solo a Fiuggi sgorga questa particolarissima acqua oligominerale, l’unica a unire alle proprietà  diuretiche la capacità  di sciogliere ed espellere i calcoli renali. È  un efficace rimedio per le infezioni delle vie urinarie, per la cura della gotta e delle artropatie uratiche. È indicata per trattamenti disintossicanti e depurativi in generale.


La Ciociaria: arte

Abbazia dell’Auricola

L’abbazia dell’Auricola sorge sulla cima del colle omonimo nel comune di Amaseno. La sua origine risale a prima del XIII° secolo, varie sono le fonti dalle quali ciò si può scaturire. In seguito agli scavi per il restauro effettuati nel 1897 è stato rinvenuto un sigillo abbaziale recante la figura di un abate, i caratteri semigotici ad esso inciso lo fanno ritenere al secolo XIII°. Altre fonti che testimoniano la presenza dell’abbazia in quegli anni sono date dai registri di Onorio III° nei quali si rileva che l’abbazia era abbastanza cospicua e fiorente e già  allora poteva contare anni di esistenza in quanto aveva giurisdizione e proprietà  anche per i paesi vicini. Inoltre l’analisi degli affreschi presenti dimostra che la chiesa sia stata fondata dai monaci benedettini del ramo cistercense. Per molti anni l’abbazia venne abbandonata e nel 1896 iniziarono i lavori di ricostruzione e fu affidata ai padri francescani. Dieci anni dopo essi abbandonarono l’Auricola e nel 1907 fu affidata ai padri cappuccini di Alatri, nel 1933 fu ceduta ai cistercensi di Casamari che non vi stabilirono mai la residenza. Attualmente è in possesso della curia di Ferentino per cessione fatta dai P.P. Cistercensi nel 1943. La chiesa è costruita in pietra calcarea locale, l’esterno è in stile romanico, mentre l’interno conserva le primitive forme a sesto acuto. È presente una sola navata con cappelle laterali asimettriche, che rappresentano la parte più antica della chiesa, salvata dalle rovine. L’Auricola è sacra alla Vergine, l’immagine ha fama di essere miracolosa come attestano gli ex voto e la costante devozione della popolazione. Di notevole importanza sono anche i quattro reliquiari di legno intagliato lasciati dai Padri Francescani, i quali rappresentano esempi di arte barocca del XVII° secolo.

La Certosa di Trisulti

La Certosa di Trisulti è immersa in uno dei più bei paesaggi montani della Ciociaria sorge alle falde dei monti Ernici, nel comune di Collepardo. Essa fu edificata la prima volta da S.Domenico di Foligno il quale fece costruire un complesso monastico di cui oggi restano solo pochi ruderi. La costruzione della Certosa ebbe inizio nel 1204 ad opera di Innocenzo III°; l’abbazia passò dall’ordine dei benedettini all’ordine dei padri passionisti certosini i quali iniziarono la costruzione di un nuovo complesso monastico. Nel 1211 venne inaugurata la nuova abbazia che comprendeva la Chiesa, due chiostri, l’archivio ed una magnifica farmacia. La chiesa, ristrutturata nel ‘700, è ad una sola navata, le pareti sono arricchite da vari affreschi e dipinti. Dalla chiesa si accede ad uno dei due chiostri anch’esso settecentesco, mentre l’altro situato all’esterno, viene utilizzato come cimitero. All’interno della certosa è custodito, inoltre, un importante archivio ricco di pergamene e documenti. L’attrazione maggiore di tutto il complesso monastico è dato dalla farmacia,nata inizialmente per garantire assistenza terapeutica ai frati, divenne ben presto una fonte farmaceutica di tutto il circondario. I monaci usavano lavorare le erbe e le spezie raccolte nei monti circostanti estraendone le essenze e gli aromi che ancora oggi sono conservati nelle vetrine della farmacia. Nel corso dei secoli l’abbazia si è trasformata architettonicamente e nel 1947 è passata alla Congregazione così di Casamari, divenendo  cistercense. La certosa ha come caratteristica la voluta lontananza ed autonomia rispetto ai centri abitati, nasce soprattutto come luogo isolato in modo da invitare al raccoglimento e alla pace interiore. Oggi lo splendido e articolato complesso monastico è divenuto monumento nazionale.

L’Abbazia di Casamari

Nel comune di Veroli, ubicato su di una collina rocciosa sorge l’Abbazia di Casamari. L'etimologia del termine deriva da "Casa Marii" cioè Casa di Mario in quanto sul luogo dove oggi sorge il monastero esisteva un villaggio "Cereate" in cui nacque o resiedette il celebre console. Secondo fonti documentali alcuni ecclesiastici di Veroli diedero inizio alla costruzione di una chiesa dedicata ai santi Giovanni e Paolo per poi costituire una comunità  benedettina di Casamari. Con il passare del tempo l'abbazia crebbe di dimensioni ed importanza distinguendosi sia a livello spirituale che politico. Nel frattempo in Europa si espandeva l'ordine cistercense la cui spiritualità  giunse in Italia grazie a Bernardo di Clairvaux, molti monasteri benedettini chiesero l'incorporazione all'ordine  così anche Casamari fu incorporata nell'ordine dei Citeaux. Tra le fine del XII° ed inizi del XIII° secolo fu avviata la costruzione dell'attuale monastero e nel 1203 papa Innocenzo III° benedisse la prima pietra della chiesa; quattordici anni dopo fu consacrata da Onorio III° e dedicata ai martiri romani Giovanni e Paolo. Nonostante le complesse vicende storiche, l'abbazia è rimasta sostanzialmente integra nella sua struttura originaria. I moduli di costruzione richiamano quelli borgognoni, caratterizzati da un' architettura ispirata alla semplicità  e alla funzionalità  propria dell'ordine. Il monastero è ideato e realizzato secondo una concezione urbanistica funzionale attorno al chiostro, in modo da avere, secondo la regola di S. Benedetto, una propria organizzazione.

L’Abbazia di Montecassino

L’edificazione dell’abbazia avvenne nel 529 ad opera di San Benedetto, il santo, giuntovi da Norcia, vi costruì dapprima un piccolo oratorio, poi decise di stabilirvisi edificando la casa madre dei benedettini. Egli fondò la regola benedettina Ora et labora in base alla quale i monaci erano tenuti a cantare lodi al Signore , a studiare, a praticare lavori manuali avendo cura dello spirito e del loro corpo. Seguendo questa regola venne istituito l’ordine monastico che si diffuse poi in tutta Europa. L’abbazia fu distrutta e ricostruita per ben 4 volte: dapprima dai longobardi, poi dai saraceni, dal terremoto e per ultimo durante il secondo conflitto mondiale. Distrutto dall’invasione longobarda, il primo monastero risorse quando i benedettini ritornarono da Roma a Montecassino intorno al 720. Ad opera di Paolo Diacono nel VIII° secolo l’abbazia si affermò come un centro di cultura, fu fondato anche uno scriptorium dove furono trascritte molte opere antiche. Dopo le distruzioni dei saraceni per il monastero cominciò un nuovo periodo di ripresa e nella seconda metà  del secolo XI° il complesso monastico venne dotato di una grande basilica. L’abbazia occupò una posizione primaria nell’ordine e nella chiesa fino al 1349 quando fu gravemente danneggiata da un violento terremoto. Dai secoli XVI° al XVIII° fu ricostruito il nuovo monumento architettonico riprendendo i caratteri del tardo Rinascimento e dell’età  barocca. L’ultima distruzione avvenne nel 1944 ad opera dei bombardamenti anglo-americani erroneamente convinti che il monastero fosse stato trasformato in una postazione tedesca. Nel 1950 sono state rinvenute le reliquie di san Benedetto e di Santa Scolastica ora riposte nella cripta sotto l’altare. L’abbazia conserva ancora oggi la sua famosa biblioteca in cui si conservano più di 1000 codici, 40000 pergamene e tutto il fondo delle opere e stampe con 250 incunaboli. Inoltre all’interno dell’abbazia è visitabile un interessante museo dove vengono conservate numerose opere e reperti di grande pregio. Grazie ad una gigantesca opera di ricostruzione oggi si presenta con i suoi chiostri rinascimentali, i portali bizantini, le policromie dei marmi pregiati e gli stucchi dorati che impreziosiscono la chiesa.

L’Abbazia di San Domenico

L’Abbazia di San Domenico, fu fondata nel 1011 dal monaco benedettino Domenico da Foligno sui resti della villa paterna di Cicerone. Domenico nacque nel 951 d.C. a Colfornaro di Capodacqua nei pressi di Foligno in Umbria. Egli fu un monaco benedettino ed eremita che, spinto a ritirarsi sui monti dell’Abruzzo, ottenne dal papa la facoltà  di fondare diversi monasteri. A Sora in provincia di Frosinone, Domenico fondò nel 1011 il suo penultimo e celebre cenobio dove trascorse gli ultimi venti anni della sua vita. L’abbazia di San Domenico fu ristrutturata nel XIII° secolo in stile gotico cistercense sul modello dell’Abbazia di Casamari e subì molteplici interventi di ricostruzione a seguito del terremoto del 1915. Il tempio si presenta come un insieme omogeneo di edifici, anche se tra loro indipendenti infatti all’interno del complesso troviamo la chiesa, il campanile, il cimitero e il chiostro attorno al quale vi sono vari edifici. La facciata è a capanna con un portale centrale e due porte laterali più piccole con in alto un rosone dalle poche note decorative. L’interno, della situazione attuale, riproduce la classica disposizione dell’antica basilica a croce latina, con un ambiente diviso a tre navate la scala domina lo spazio interno, ripartito da una doppia fila a sedici colonne di forme ed ordini diversi, particolarmente suggestiva è la cripta sotto il presbiterio. S.Domenico è sepolto nella cripta medesima dove riposano ancora le sue sacre spoglie ed è raffigurato nella chiesa con una statua in pregevole legno, presente nell’edificio dalla fine del XVIII secolo ed eseguita dall’artista Tiburzio Vergelli.

La Cattedrale di Santa Salome

La Cattedrale di Santa Salome si presenta come un imponente complesso inserito sull’antico oratorio degli Innocenti. Essa venne costruita in seguito al rinvenimento del corpo della santa nel 1209, in un luogo fuori le mura della città  pieno di rupi ed impervio che fu poi ingrandito in forma di chiesa. La prima costruzione fu distrutta nel 1350, ma ricostruita e consacrata nel 1429 ad opera della generosità  dei verolani. Furono apportate riparazioni alla cripta e si provvide alla costruzione della superiore basilica a tre navate asimmetriche, con la torre campanaria a pianta quadrangolare. Numerosi sono gli affreschi presenti all’interno: nell’abside centrale è presente una tela con l’immagine della santa, opera di Giuseppe Cesari, ed immagini degli apostoli Giovanni Evangelista e Giacomo il Maggiore opera del pittore Giuseppe Passeri. Sulla destra del presbitero è collocato un maestoso trittico della Madonna e Santi ornato da una splendida cornice di legno dorato. Nella prima metà del ‘700, nella seconda cappella il vescovo Tartagli fece costruire la scala santa, di dodici scalini in cui l’undicesimo contiene un frammento della Santa Croce di Gerusalemme. Seguendo le condizioni di papa Benedetto XIV infisse sulla lapide posta a destra della scala, è possibile ottenere l’indulgenza plenaria. Sotto l’altare della cripta c’è il sepolcro che fino al 1209 aveva custodito il corpo della Santa; di fronte si trova la piccola urna di pietra nella quale le ossa furono deposte dopo il ritrovamento del 1209, fino a quando l’urna fu rinvenuta sotto le macerie durante i lavori di rifacimento dopo il terremoto del 1350.

La Cattedrale di Anagni

La Cattedrale di Anagni fu edificata tra il 1068 ed il 1104 dal vescovo Pietro dei Principi longobardi di Salerno, nel punto dove anticamente sorgeva il più grande tempio dedicato alla dea Cerere. Conserva immutato il suo carattere romanico- lombardo che all’epoca della costruzione del duomo dominava l’edilizia e l’architettura sacra. Sulla facciata principale, che delinea l’interno a tre navate, si innestano tre portali e cinque monofore. Di fronte è posta la torre campanaria, mentre il lato posteriore è formato da tre absidi. Il campanile, che si innalza dinnanzi alla cattedrale, anticamente doveva far parte del palazzo vescovile. La facciata meridionale della cattedrale si contraddistingue per tre elementi essenziali: il battistero, la loggia delle benedizioni e la vicina cappella Caetani. Il battistero è di pianta triangolare e costituito da un semicerchio ben visibile dall’esterno. Il corpo in pietra scalpellata presenta sulla parete una serie di archetti e pilastri poggiando su un tratto delle antiche mura e sulla loggia. La loggia delle benedizioni nasce in principio come un ingresso che conduceva, attraverso un’imponente scalinata, direttamente dalla piazza sottostante alla navata sinistra della cattedrale. Successivamente la scala fu distrutta, ma solo l’ultimo piano fu conservato ed adibito a loggia. Su di essa si erge maestosa la statua di Bonifacio VIII° seduto su di un trono. A sinistra della loggia si apre la Cappella Caetani, aggiunta posteriormente rispetto alla costruzione dell’edificio. Attraverso le due scalinate in pietra, che si aprono nelle navate laterali della cattedrale, si può accedere al tesoro più prezioso: la cripta di San Magno. In essa sono contenuti affreschi che per la complessità  dei temi trattati e per la qualità  dei pittori ne fanno una delle opere più importanti del periodo. Il ciclo di pitture si apre con la creazione del mondo, con le storie dell’arca dell’alleanza e si conclude con l’Apocalisse. Nella cripta si conservano i corpi dei Santi Magno e Secondina. Nella realizzazione degli affreschi si distinguono 3 maestri o scuole di pittura, esse rappresentano importanti testimonianze della fase di passaggio dai moduli bizantini alla plastica umanità  del Giotto.

La Cattedrale di Sant’Andrea

La Cattedrale di Sant’Andrea sorge sul tempio principale dell’antica Verulae. Venne costruita nel XIII° secolo ampliando un edificio paleocristiano del secolo IV°. Il più antico documento, che narra la storia della Cattedrale, è riposto nella cappella del Tesoro della Chiesa; esso ricorda che il primo dicembre dell’anno 384 fu sepolta nel Duomo la salma di un martire cristiano, Marturio. Altre testimonianze che attestano le antiche origini della Chiesa sono date dai frammenti di lapidi dei secoli IX° e X° presenti nei pilastri del presbiterio. Nel 1350 un violento terremoto danneggiò notevolmente la chiesa che in parte fu distrutta, ma subito ricostruita. Nel 1706 il vescovo De Zaulis curò la realizzazione dei lavori che diedero alla Cattedrale il suo aspetto ideale. L’interno era a tre navate divise da pilastri romanici, in seguito ai lavori sono stati trasformati gli elementi romanici e gotici e la chiesa ha assunto l’aspetto barocco. Il coro ligneo ha sostituito quello romanico in pietra in una cappella della navata sinistra si ammira una tela del Kuntze: Il martirio di S.Bartolomeo. Sull’altare della cappella del sacramento è collocata invece una tela che rappresenta i santi Salome, Biagio e Demetrio dipinti dal pittore Federico Bucatti di Alatri.

La Cattedrale di San Paolo

Nel cuore dell’acropoli di Alatri, dal secolo XIV° sorge la cattedrale di S.Paolo in cui è custodito uno dei pochi miracoli eucaristici d’Italia: l’Ostia Incarnata. Le origini della cattedrale sono documentate al 930, ma l’edificio ha subito notevoli trasformazioni già  intorno alla metà  del settecento per opera del vescovo Francesco Cavallini. Si può accedere alla cattedrale grazie ad un’ampia scalinata. La chiesa è ad una sola navata con il presbitero rialzato e conserva solo poche testimonianze della chiesa romanica: frammenti di un altare, un pannello del pergamo e un pluteo decorato. Nell’oratorio ha la propria sede la confraternita di S.Sisto. Qui si conserva la sacra particola contenuta in un contenitore di vetro e conservata nel fianco della navata destra divenuta straordinariamente carne umana. La memoria di questo evento è riportata in un  mandatum papale in cui si narra che una giovane, plagiata dal cattivo consiglio di una donna malefica, dopo aver ricevuto nelle mani dal sacerdote il Corpo Santissimo di Cristo, lo trattenne in bocca per un po’, poi lo nascose in un panno e dopo tre giorni lo ritrovò sotto forma di carne.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta

La cattedrale sorge sulle rovine di un tempio pagano del dio Sole- Sorano del 111 sec. A.C., l’anno 1100 è considerato data ufficiale della sua fondazione o di un suo ampliamento. La cattedrale era posta al di fuori della cinta muraria e solo nel 1300, in seguito all’ampliamento del perimetro murario e la successiva costruzione del torrione aragonese, entra a far parte della città . Prima di giungere allo stato attuale, la cattedrale ha subito notevoli mutamenti: fu distrutta nel 1103 e in seguito, nel 1110, restaurata e completata. Federico II° nel 1129 la fece distruggere e ne ordinò la ricostruzione nel 1250. Dell’originario pre- romano e romano abbiamo tracce solo sul piano terra, nei sotterranei del seminario vescovile e negli stipiti del portale maggiore della chiesa. L’interno della cattedrale è a tre navate, con pianta a croce latina e con un soffitto retto da capriate di legno. Si accede al suo interno attraverso una porta principale la quale è di particolare interesse artistico. Sul portale, opera di Mastro Giovanni, vi è incisa una iscrizione latina che indica che il vescovo Roffrido lo fece costruire perchè quella soglia era stata profanata dall’uccisione di una giovane. Sulla parete dell’altare maggiore, in pietra viva, domina un crocifisso ligneo di grande suggestione. Annesso alla cattedrale vi è il palazzo vescovile del secolo XVI° ed il seminario interdiocesano uno dei più antichi d’Italia.

La Cattedrale dei Santi Giovanni e Paolo

La Cattedrale dei santi Giovanni e Paolo fu costruita nelle forme attuali nel 1108 durante l’episcopato di Agostino il quale vi trasportò le ossa del patrono dalla chiesa di Santa Maria Maggiore. La Cattedrale è a forma basilicale con tre navate terminanti ciascuna con un abside, le arcate invece sono sostenute da pilastri alternati da colonne di granito del IV° secolo. Staccata dalla chiesa, dietro le absidi c’è la torre campanaria, in posizione adiacente si trova invece il palazzo dei S.S. Giovanni e Paolo costruito nel medioevo e residenza del vescovo. L’interno della Chiesa è a tre navate, la pavimentazione risale al XIII°secolo, le decorazioni, gli affreschi e i mosaici sono opera di artisti del tempo. Nel mezzo della navata centrale il pavimento è rialzato di un gradino, testimonianza che lì c’era una perduta SCHOLA CANTORUM. L’interno della cattedrale inoltre è arricchito dall’elegante colonna tortile del cero pasquale, da un bellissimo ciborio del 1228 e 1240 e un ciborio marmoreo de secolo XV°.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore

La chiesa di Santa Maria Maggiore di Alatri, con la sua elegante facciata, contribuisce ad abbellire l'omonima piazza cittadina, dove anticamente si trovavano edifici di culto pagano. Sulla facciata a capanna è inserito, come un prezioso merletto, un grande rosone trilobato che consente d'illuminare l'interno, altrimenti troppo buio. Sulla sommità  della navata destra si appoggia il bel campanile merlato. L'interno della chiesa presenta il duplice aspetto romanico e gotico, frutto della ricostruzione avvenuta dopo che, nel 1350, un violento terremoto distrusse in parte la chiesa. Preziose opere d'epoca medioevale sono custodite nella prima cappella di sinistra. Si tratta del gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli capolavoro d'arte romanica, chiuso un tempo entro due pannelli laterali, recante scolpite le scene della vita di Maria e di Cristo. Sulla parete destra ritroviamo il Trittico del Salvatore, opera autografa del pittore Antonio d'Alatri seguace di Gentile da Fabriano. Sull'altare si trova il fonte battesimale, la cui vasca è sorretta da tre telamoni che esprimono gesti enigmatici; predomina inoltre, per la sua raffinata decorazione e per l'equilibrato senso architettonico, il piccolo tabernacolo rinascimentale, scolpito evidentemente da un artista dalla grande capacità  tecnica.

La Cattedrale di Aquino

La Cattedrale di Aquino fu ultimata nel 1959 e consacrata il diciannove ottobre del 1963. Per tale circostanza giunse da Tolosa una reliquia del corpo di S. Tommaso, un prezioso dono fatto da Gabriele Garrone arcivescovo di Tolosa. La cattedrale dedicata ai santi Costanzo e Tommaso venne inaugurata il ventisette ottobre con una solenne cerimonia alla presenza di molti vescovi giunti a Roma per partecipare al Concilio Vaticano II°. In occasione del 7° centenario della morte di S. Tommaso fu eletta Basilica Minore da Paolo VI° e in quello stesso anno fu arricchita da una serie di opere d’arte. Sulle abside laterali sono presenti due ceramiche; l’altare maggiore è in marmo di Carrara; davanti all’altare del S.S. sacramento Paolo VI° si raccolse in preghiera durante la sua visita ad Aquino il quattordici settembre del 1974.

La Chiesa della Madonna della Libera

La chiesa della Madonna della Libera fu edificata nel secolo XI° sulla base di una chiesa preesistente. Nel 1127 fu dedicata a Maria Madonna della Libera. L’imponente struttura si ergeva sulla vallata dei laghi e delle forme di Aquino, mentre attualmente è immersa in un ampio parco. Esternamente c’è un’ampia scalinata dove l’ultimo ripiano presenta la riutilizzazione di basole della via latina e delle lastre di pietra calcarea. La torre campanaria, di pianta quadrata la cui base presenta i resti evidenti di antichi muri di epoca romana,domina il lato destro della chiesa. Risale invece all’800 il portico a tre arcate mentre al posto di una grande finestra trifora è stato posto il grande rosone centrale. L’interno si presenta diviso a tre navate con tre absidi semicircolari, inoltre è possibile ammirare importanti reperti archeologici inseriti nelle mura e presenti anche all’esterno. Negli anni ‘70 ad opera del prof. Carlo Mariani in occasione del 7° centenario della morte di San Tommaso d’Aquino furono dipinte le vetrate del rosone della navata centrale rappresentante la colomba, simbolo dello spirito santo, e la Madonna della Libera.

Il Santuario della Madonna del Piano

Il santuario della Madonna del Piano sorge nel tratto pianeggiante, dalle colline di Ausonia al mare di Formia. La fondazione del santuario risale al secolo XI°, ma nel tempo la chiesa ha subito vari rifacimenti. La sua costruzione è collegata alla miracolosa apparizione della Madonna alla pastorella Remingarda, alla quale la Madonna stessa indicò il luogo dove erigere una chiesa a lei dedicata. Remingarda era una giovane storpia e deforme, ma molto devota a Maria. Era l’anno 1100 e la giovane come ogni giorno si recava nella contrada del Gorgalonga con la sua mandria di porci. È  proprio in questo luogo che la Vergine apparve alla giovane guarendola da tutte le sue deformità  e manifestando la volontà  che proprio lì doveva sorgere una chiesa. Il vescovo di Gaeta, Nazario, dopo aver pregato tutta la notte invitò i fedeli a recarsi sul luogo e qui vi trovò la statua lignea di Maria già  venerata dai fedeli di Castro dei Volsci. I castresi, accortosi di ciò, vennero a riprendersi la statua per ben tre volte, ma ogni volta la statua ritornava miracolosamente nella contrada del Gorgalonga. Nel riportarla ancora una volta, durante il tragitto la statua divenne talmente pesante che neppure il traino riusciva a trasportarla, i castresi compresero che la madonna volesse restare ad Ausonia. Ogni anno iniziarono ad onorarla andando in pellegrinaggio a piedi. La facciata del santuario è preceduta esternamente da un grande portico a quattro arcate del secolo XVI°, l’interno è a tre navate divise da pilastri di stile barocco. Prima del presbiterio due brevi e strette scale portano alla cripta a tre absidi dove ritroviamo vari dipinti in stile bizantino raffiguranti angeli attorno a Maria. Tutte le pareti e la volta inoltre sono interamente ricoperte da affreschi che raccontano storie della Madonna, di Cristo, di Santi, fatti biblici ed evangelici.

Il Santuario della Madonna di Canneto

Il santuario sorge nell’amena valle di Canneto al di sopra dei mille metri d’altitudine. Vi si venera la statua della Madonna Nera, colore assunto attraverso i secoli dal legno di cui è costituita. Una leggenda narra che la Madonna di Canneto sia apparsa ad una giovane pastorella di nome Silvana la quale si trovava in località  Capodacqua a pascolare il suo gregge. A quella incantevole visione la giovane rimase stupita, ma la Madonna la rassicurò e le ordinò di recarsi dall’arciprete di Settefrati dicendogli che la Vergine voleva che nella valle venisse eretta una Chiesa a lei dedicata. Il santuario sorge dove un tempo, fin dal III° secolo A.C., si trovava un tempio pagano dedicato alla dea Mefite. Non si conosce con certezza quando sia stato edificato, ma in alcuni documenti degli anni 715-750-819, si nomina una chiesa dedicata a S. Maria di Canneto, ma la fonte più antica e di indiscutibile valore storico ha  un rescritto di Papa Nicolò IV° del 13 dicembre del 1288. La chiesa di Canneto fu soggetta all’abbazia di Montecassino fin dalla seconda metà  del secolo XIII°, negli anni seguenti al Concilio di Trento fu unita con tutti i suoi beni al Seminario di Sora. Solo nel 1972 ha assunto una propria direzione e amministrazione. Nel corso degli anni la Chiesa ha subito rifacimenti e nel 1973 è stata progettata nuovamente.






La Ciociaria: gastronomia ed enogastronomia

Il Gruppo di Azione Locale versante del Lazio – Molise – Parco Nazionale d’Abruzzo

Nel territorio della Provincia di Frosinone opera dal 1998 il Gruppo di Azione Locale (associazione di 25 comuni, tre comunità  montane, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Camera di Commercio, organizzazioni agricole, culturali, ambientaliste e dell’artigianato) promuovono, con fondi europei, uno sviluppo sostenibile del territorio. Grazie all’impegno del GAL e di Slow Food, con alcune aziende agricole, è stato costituito il presidio della marzolina, formaggio caprino in estinzione, e sono stati inoltre inseriti nell’Atlante dei prodotti tipici dei parchi (redatto dal Ministero dell’Ambiente) alcuni produttori di pecorino, marzolina, pane, salsicce, miele e torroni. Con il progetto Valcomino con Gusto, alcuni ristoratori offrono menù tradizionali utilizzando prodotti tipici delle aziende agricole. Frantoi, mini caseifici, mulini, pasticcerie, cantine, ristoranti, alberghi, B&B, cooperative e associazioni del territorio offrono i loro prodotti e servizi (tipici e turistici) in un portale europeo on-line www.cominium.com che supporterà  i piccoli produttori rurali nella ricerca di nuovi mercati.
In Ciociaria esiste uno spazio agreste con il suo ricco tessuto produttivo dove sono ancora integri i valori autentici della cultura antica che rivivono nella tradizionale ospitalità  del turismo rurale. Le origini dell'agriturismo sono lontane e radicate negli usi e nei costumi della civiltà agricola, quando per le famiglie contadine era consuetudine offrire ospitalità  ai viandanti. Una tradizione che diventa oggi attività  collaterale dell'impresa agricola a conduzione familiare. Per quanti vogliono ritrovare il gusto di una vacanza a contatto con una natura ancora incontaminata, nella quiete delle campagne, la Ciociaria offre svariate opportunità. L'agriturismo in questa terra assume pertanto un significato che va al di là  della semplice accoglienza nell'azienda agricola. Significa vivere intensamente la vita agreste ed i suoi molteplici aspetti, riscoprire i sapori genuini della terra con i suoi frutti. La cultura dell'accoglienza ed il senso dell'ospitalità  degli abitanti, costituiscono il valore aggiunto: la garanzia di un soggiorno piacevole e spesso indimenticabile.

I dolci
I dolci della Ciociaria hanno una tradizione culturale e alimentare antichissima, perchè sono stati tramandati da diverse generazioni, quindi vengono seguiti tutti i criteri alimentari che usavano i nostri nonni.
La Pigna
Tipico dolce del periodo pasquale, la pigna rappresenta al meglio la tradizione gastronomica ciociara. Riccamente speziata con semi di anice, frutta candita e profumi liquorosi, si ottiene con un impasto lievitato simile a quello del pane.
Gli Amaretti
Ricchi di gusto e sapore, gli amaretti di Guarcino si caratterizzano per la loro morbidezza e consistenza. Ottenuti mescolando mandorle, zucchero e bianco d'uovo, l'impasto viene sistemato su piccoli dischetti di ostia che ne esaltano la fragranza. Prodotti in ogni periodo dell'anno conquistano anche i palati più raffinati.
Il Torroncino di Alvito
La produzione dei torroncini nel paese di Alvito ha origini lontanissime. Già  nel '700 si produceva un torrone morbido ottenuto con un impasto di mandorle,canditi e glassa bianca. Rinnovando l'antica ricetta oggi il torroncino si presenta con numerose varianti: partendo da una base di pasta di mandorle, zucchero e acqua cotta a bagnomaria si ottiene una pasta raffinata da tagliare a piacimento da ricoprire con cioccolato, caffè o nocciola.
Le Ciambelline Ruzze
Le ciambelline ruzze al vino sono tipici dolci della pasticceria secca ciociara che ricordano le fragranze del forno a legna e del grano. Queste ciambelline sono fatte con un impasto di semi di anice ed aromatizzate al vino bianco; ricoperte da una granella di zucchero, sono ottime a fine pasto accompagnate da un bicchiere di vino da dessert in cui vengono imbevute.
I formaggi
Ottenuti da lavorazioni artigianali con metodi antichi i formaggi e i salumi si caratterizzano per sapidità  e profumi. Gli splendidi pascoli e la tradizionale attività  pastorizia non potevano che dare ottimi risultati nella produzione di formaggi. Tipiche le ricotte fresche, la marzolina, ed i formaggi ovini e caprini e la rinomata mozzarella di bufala. I salumi vengono prodotti artigianalmente lavorando principalmente le carni di maiale; il rito della lavorazione è una specie di festa in cui si ripetono i riti antichi con l'entusiasmo di un tempo. Tra i salumi più conosciuti il prosciutto di Guarcino e le coppiette ciociare.
La Mozzarella di Bufala
Nel comune di Amaseno si produce la mozzarella di bufala, la sua storia è strettamente legata a quella dei bufali che nel paese contano circa diecimila capi. E' un formaggio fresco dal sapore muschiato e dalla pasta filata che viene ottenuto dal latte crudo o pastorizzato di bufala.
Il Fior di Latte dell’Appennino Meridionale
Un formaggio fresco a pasta filata, molle, a fermentazione lattica, prodotto durante tutto il periodo dell'anno con latte di vacca.
La Caciottina
Prodotto caseario a base di latte bufalino. La forma ed il colore sono quelle tipiche della Marzolina di capra ( forma cilindrica allungata, colore bianco). La consistenza può essere, a seconda della temperatura esterna, spugnosa in estate e dura in inverno. Il sapore è forte e caratteristico
Le Marzoline di capra
Il suo nome deriva dal fatto che questo formaggio è prodotto a marzo periodo in cui le capre producono un latte particolarmente nutriente, sia perché hanno appena finito di allattare la prima figliata di primavera e sia perchè i pascoli sono ricchi di erbe nuove. La marzolina ha una forma cilindrica allungata, un peso che varia dai 70 ai 250 grammi ed è realizzata con latte di capra ancora caldo mescolato con quello della sera precedente, lo si scalda sul fuoco aggiungendovi il caglio di capretto.
Il Prosciutto di Guarcino
Il prosciutto di Guarcino deve le sue eccezionali qualità  ad antiche ed immutate tradizioni familiari nonchè al particolare clima del paese, ubicato in prossimità  di due grandi vallate in cui confluiscono aria temperata ed umida generando un clima ottimale per la stagionatura. Le caratteristiche che contraddistinguono il prosciutto sono il colore rosso-rosato semiopaco, la forma tradizionale moderatamente allungata ed il suo sapore sapido ed aromatico.
Le Coppiette ciociare
Le rinomate coppiette con la loro caratteristica forma allungata sono strisce di carne suina scelta dalla coscia, salate e condite con spezie naturali; successivamente vengono infilzate con spaghi di canapa e lasciate essiccare per circa due mesi.
La pasta
L'elemento base dei primi ciociari è la pasta fatta in casa con farina, uova ed olio extravergine di oliva. Tagliata in modi diversi viene utilizzata con moltissime varianti che richiamano alle tradizioni locali, la pasta fatta in casa è elemento fondamentale di una tradizione culinaria che rivive nelle abili mani delle donne ciociare.
Sagne e fagioli
Comune in tutto il frusinate sagne e fagioli è una minestra gustosissima. Si tratta di maltagliati acqua e farina, conditi con una salsa a base di fagioli, salsa di pomodoro, aglio e sedano. Questo piatto lo si può trovare con interpretazioni lievemente diverse da comune a comune.
Fini Fini con sugo di recaglie
I fini fini sono probabilmente la pasta più rappresentativa della cucina ciociara. Ottenuti lavorando energicamente uova, farina e sale, sono una variante delle tipiche tagliatelle, ma dalla tiratura e dal taglio sottilissimo. Per esaltare il loro sapore genuino, i fini fini vengono conditi con un sugo di pomodoro, cipolla e regaglie ( frattaglie di pollo tagliate a pezzetti).
Minestra con pane sotto
Questa minestra è uno dei piatti più poveri, ma anche tra i più gustosi della cucina ciociara. Si tratta di una zuppa di verdure versata su di un letto di pane raffermo, la cui origine si perde nella notte dei tempi. E' qualcosa di unico se gustata ben calda, con un filo di olio crudo in un piatto di coccio. Nella zona di Boville Ernica e Monte San Giovanni Campano è praticamente il piatto simbolo del territorio.
Cosciotto di capretto con patate e rosmarino
Tra i secondi piatti della gastronomia ciociara, trova posto anche la carne ovina. In particolare, il capretto cucinato al forno, speziato con il rosmarino e accompagnato dalle patate, è una tipica pietanza delle festività  pasquali, da poter gustare anche durante l'anno.
Garofolata
Nella zona dei monti Ernici, è piuttosto frequente trovare carne speziata con chiodi di garofano ( ad esempio l'agnello castrato) chiamata Garofalata. Il castrato ben pulito e tagliato a grossi tocchi viene dissossato e farcito con aglio, sale e pepe. Cotto a fuoco moderato viene bagnato con vino rosso ed insaporito con i pomodorini freschi.
Pollo alla ciociara
Il pollo ruspante alla ciociara, rigorosamente allevato dai contadini, è il piatto tipico del giorno di ferragosto. E' molto apprezzato per il contrasto tra i sapori forti della carne di pollo e la dolcezza del peperone con cui viene cucinato. A questa pietanza è stata dedicata anche una sagra che si svolge nel comune di Isola del Liri nel mese di agosto.

I vini
La Ciociaria offre un’ampia ed eccellente eterogeneità  di produzioni agroalimentari e rappresenta un vero e proprio giacimento di gusti e di sapori. Diversi e prelibati sono, infatti, i prodotti tipici della provincia di Frosinone, a testimonianza di una secolare vocazione per la cura della terra. Alcuni di essi hanno ottenuto o stanno per ottenere la tutela delle denominazioni di origine o è delle indicazioni geografiche (DOC, IGT, DOP e IGP), gli altri sono comunque in grado di raggiungere elevati standard di qualità  e genuinità . E partiamo dalle produzioni vitivinicole e, in particolare, dalle due DOC ciociare: il Cesanese del Piglio ed il Cabernet di Atina.
Cesanese Casal Cervino d.o.c. del comune del Piglio
Comune di piglio
Il colore è rosso rubino con riflessi granata, dal profumo ampio intenso ed etereo.Il gusto è asciutto su base solida con sensazioni speziate e di piccoli frutti di bosco e polvere di caffè.
Frusinello I.G.T. bianco
Comune di Boville Ernica
Il colore è giallo paglierino e dal profumo delicato.
Frusinello I.G.T. rosso
Comune di Boville Ernica
Il colore è rosso rubino, dal sapore gradevole non aggressivo, con retrogusto amarognolo.
Novello vino rosso del frusinate I.G.T.
Comune di Atina
Il colore è rosso rubino intenso con riflessi violacei, profumo delicato fruttato tendente al floreale. Al gusto si presenta armonico, di giusto corpo, con forti sentori di frutta.
Passerina del frusinate I.G.T.
Comune di Anagni
Si tratta di un vino giallo paglierino con riflessi dorati, molto limpido delicatamente profumato con sentore di mela golden. Dal sapore asciutto su base vellutata con sentori tipici del vitigno base e con sottili sfumature fruttate.
Rosso delle chiaie vino rosso del frusinate I.G.T.
Comune di Atina
Il colore è rosso rubino intenso, si tratta di un vino pieno robusto, dal profumo delicato tendente al fruttato.
Colle della torre vino rosso del frusinate I.G.T.
Comune di Atina
Vino dal colore rosso rubino particolarmente intenso, dal profumo complesso e delicato, arricchito da note dolci di vaniglia, al gusto si presenta asciutto con forti sensazioni aromatiche complesse.

L’olio
L'ulivo è la specie arborea coltivata più diffusa nella provincia di Frosinone. L'olio ricco di acidi grassi polinsaturi, comprende un'elevata percentuale di composti fenolici dall'azione ossidante e numerose vitamine. Il carattere principale dell'olio della Ciociaria è l'armonicità  dei suoi costituenti provenienti da uliveti terrazzati in cui l'insolazione della pianta è omogenea e la maturazione completa e contemporanea.
Olio Rosciola
Comune: Paliano
L'olio Rosciola ha la sua sede di produzione principale a Paliano. Esso si presenta leggermente velato e di colore giallo dorato con riflessi verdi. Senza trattamenti se non quello della spremitura, all'olfatto è di buona intensità  e persistenza.
Olio di Cervaro
Comune: Cervaro
L'olio cervarese grazie alla sua esposizione a mezzogiorno degli uliveti e alla scelta delle piante è divenuto un olio di eccellente qualità . Con una acidità  inferiore al 1% l'olio di Cervaro è un olio extra vergine d'oliva a tutti gli effetti. Il suo valore nutrizionale, dovuto ai suoi componenti naturali, lo rendono adatto con qualsiasi pietanza esaltandone il sapore


I dati statistici ed economici
Sono stati analizzati i dati relativi all’indagine condotta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Di seguito riportiamo i dati del movimento turistico provinciale rilevati nell’anno 2005 e dell’anno 2010, negli esercizi alberghieri ed extra- alberghieri ossia:

ESERCIZI ALBERGHIERI ED EXTRA-ALBERGHIERI
2005:       arrivi 400.697; presenze 1.221.383
2010:       arrivi 427.926; presenze 1.122.165
Si registrano, complessivamente, una leggera flessione delle presenze con un decremento dell’ 8,13% rispetto all’anno 2005,  ed un  soddisfacente  aumento degli arrivi con un  + 27.229 pari ad un + 6,79%.
Raffrontando più nello specifico i dati  suddivisi  per provenienza (italiani e stranieri )  si rileva:
2005:     Italiani  arrivi    258.697          Presenze  863.001 
              Stranieri arrivi  142.000           Presenze  358.382
2010:     Italiani  arrivi    259.751          Presenze  719.830  
              Stranieri arrivi  168.175           Presenze  402.335
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    +    0,40%          Presenze   –  16,59%   
              Stranieri arrivi   + 18,43%           Presenze  + 12,26%

I dati sopra indicati evidenziano un notevole incremento del turismo straniero, sia negli arrivi che nelle presenze mentre si conferma, come nelle previsioni, un decremento del  turismo interno nelle presenze ed una costanza negli arrivi.
Analizzando i dati relativi  all’ incremento del turismo estero si rileva  che  entrambi i settori, quello alberghiero e quello extralberghiero, hanno  registrato  i seguenti aumenti:  ARRIVI  + 18,27%  (esercizi   alberghieri)  + 31,40% (esercizi extralberghieri); PRESENZE +11,57% (esercizi alberghieri) +62,66% (esercizi extra - alberghieri).
Esaminando i dati raccolti dall’Azienda di Promozione Turistica per il biennio 2005/2006 possiamo sintetizzare affermando che nel biennio 2005/2006 il flusso degli stranieri che soggiornano  in Ciociaria è incrementato di circa 17 punti percentuali contro l’1% degli italiani.
I paesi maggiormente visitati dagli stranieri sono : Atina, Arpino, Ceprano, Ferentino, Fiuggi, San Donato Val di Comino, Trevi nel Lazio; mentre le mete  preferite dal turismo italiano sono: Veroli, Anagni, Cassino e Sora.
Nel periodo considerato, alcuni paesi quali Arpino, Atina, Ferentino, Fiuggi, Guarcino, San Donato Val di Comino, Trevi nel Lazio e Veroli hanno visto ridursi il flusso dei turisti.
Approfondiamo l’analisi dei dati alberghieri ed extra-alberghieri registrati nei maggiori Centri della provincia per il periodo 2005 e 2010. Per ragioni di sintesi accorperemo i dati attraverso segmenti del turismo.

Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri al 2005 ed al 2010:

-                     CENTRI D’ARTE: (Alatri, Anagni, Aquino, Arpino, Ferentino, Fumone, Veroli, Vico nel Lazio):
2005:     Italiani  arrivi     63.152           Presenze 134.012 
              Stranieri arrivi    11.944           Presenze   29.522
2010:     Italiani  arrivi     64.110           Presenze  115.930  
              Stranieri arrivi      9.539           Presenze    23.527
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    +    1,51%          Presenze   –  13,50%  
              Stranieri arrivi   – 20,14 %           Presenze  –  20,31%

-                     CENTRI RELIGIOSI ( Cassino, Settefrati):
2005:     Italiani  arrivi      29.855          Presenze    55.178 
              Stranieri arrivi      9.830           Presenze    19.622
2010:     Italiani  arrivi      41.273          Presenze    78.007  
              Stranieri arrivi     12.281          Presenze    27.498
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    + 38,24%          Presenze   +  41,37%  
              Stranieri arrivi   + 24,93%           Presenze  +  40,13%

-                     CENTRI COLLINARI  (Acuto, Atina, Alvito, Collepardo, Gallinaro, Monte S. G. Campano, Patrica, Piglio, Roccasecca, S. Donato  Valcomino, Serrone, Vallerotonda, Vicalvi): 
2005:     Italiani  arrivi        5.808          Presenze    16.060 
              Stranieri arrivi       1.772          Presenze      7.602
2010:     Italiani  arrivi        3.281          Presenze    10.012  
              Stranieri arrivi       2.202          Presenze      7.580
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    –  43,51%          Presenze   – 37,66%  
              Stranieri arrivi   + 24,26%           Presenze  –   0,29%

-                     CENTRI TERMALI  (Fiuggi):
2005:     Italiani  arrivi    118.187          Presenze  526.757 
              Stranieri arrivi  111.051           Presenze  282.658
2010:     Italiani  arrivi    105.041          Presenze  392.442  
              Stranieri arrivi  134.378           Presenze  319.319
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    –  11,13%          Presenze   –  25,50%  
              Stranieri arrivi   +  21,00%           Presenze  + 12,97%

-                     CENTRI MONTANI (Acquafondata, Filettino, Guardino, Picinisco, Trevi nel Lazio):
2005:     Italiani  arrivi        5.468          Presenze    19.395 
              Stranieri arrivi          593          Presenze      1.252
2010:     Italiani  arrivi        2.457          Presenze      8.945  
              Stranieri arrivi          294          Presenze         729
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    –  55,07%          Presenze   –  53,88%   
              Stranieri arrivi   –  50,43%           Presenze  –  41,78%

-                     ALTRI COMUNI (Arce , Broccostella, Castelliri, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Cervaro, Esperia, Falvaterra, Fantana Liri, Isola del Liri, Morolo, Paliano, Pastena, Pescosolido, Pico, Piedimonte S. Germano, Pofi, Ripi, S. Elia Fiumerapido, S. Vittore nel Lazio, Sgurgola, Sora, Supino, Torre Cajetani,Vallecorsa, Viticuso): 
2005:     Italiani  arrivi      25.001          Presenze     51.369 
              Stranieri arrivi       5.132          Presenze     12.867
2010:     Italiani  arrivi      28.809          Presenze     63.917  
              Stranieri arrivi       7.276          Presenze     15.778
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    +  15,23%          Presenze   + 24,42%  
              Stranieri arrivi   + 41,77%           Presenze  + 22,62%
Arrivi e presenze negli esercizi extra-alberghieri al 2005 ed al 2010:

-                     CENTRI D’ARTE: (Alatri, Anagni, Aquino, Arpino, Ferentino, Fumone, Veroli, Vico nel Lazio):
2005:     Italiani  arrivi        1.245          Presenze       2.810 
              Stranieri arrivi          277          Presenze          788
2010:     Italiani  arrivi        4.069          Presenze      10.244  
              Stranieri arrivi          385          Presenze        1.238
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    +  26,83%          Presenze   +  64,55%  
              Stranieri arrivi   +  38,98%           Presenze  + 57,10%
  
-                     CENTRI RELIGIOSI (Cassino, Settefrati):
2005:     Italiani  arrivi       1.999           Presenze       9.377 
              Stranieri arrivi         702           Presenze      1.208
2010:     Italiani  arrivi        1.672          Presenze       6.148  
              Stranieri arrivi         306           Presenze       1.386
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    –  16,36%          Presenze   – 34,44%  
              Stranieri arrivi   – 56,42%           Presenze  + 14,73%

-                     CENTRI COLLINARI  (Acuto, Atina, Alvito, Collepardo, Gallinaro, Monte S. G. Campano, Patrica, Piglio, Roccasecca, S. Donato  Valcomino, Serrone, Vallerotonda, Vicalvi): 
2005:     Italiani  arrivi        1.633          Presenze      8.783 
              Stranieri arrivi         197           Presenze      1.034
2010:     Italiani  arrivi        1.550          Presenze       3.334  
              Stranieri arrivi         205           Presenze         718
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    –   5,09%          Presenze   + 22,43%  
              Stranieri arrivi   +  4,06%           Presenze  –  30,57%

-                     CENTRI TERMALI  (Fiuggi):
2005:     Italiani  arrivi        3.329          Presenze      29.500 
              Stranieri arrivi          157          Presenze          609
2010:     Italiani  arrivi        2.949          Presenze      21.522  
              Stranieri arrivi          421          Presenze          936
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    – 11,42%          Presenze   –  27,05%  
              Stranieri arrivi   + 68,15%         Presenze   +  53,69%

-                     CENTRI MONTANI (Acquafondata, Filettino, Guardino, Picinisco, Trevi nel Lazio):
2005:     Italiani  arrivi        1.641          Presenze       5.482 
              Stranieri arrivi            91          Presenze          237
2010:     Italiani  arrivi           802          Presenze       2.173  
              Stranieri arrivi            69          Presenze          393
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi     – 51,12%          Presenze   –  60,36%  
              Stranieri arrivi    –24,17%           Presenze   + 65,82%

-                     ALTRI COMUNI (Arce , Broccostella, Castelliri, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Cervaro, Esperia, Falvaterra, Fantana Liri, Isola del Liri, Morolo, Paliano, Pastena, Pescosolido, Pico, Piedimonte S. Germano, Pofi, Ripi, S. Elia Fiumerapido, S. Vittore nel Lazio, Sgurgola, Sora, Supino, Torre Cajetani,Vallecorsa, Viticuso): 
2005:     Italiani  arrivi        1.315          Presenze        4.125 
              Stranieri arrivi          245          Presenze           969
2010:     Italiani  arrivi        3.584          Presenze        6.821  
              Stranieri arrivi          812          Presenze        3.223
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    + 172,54%          Presenze   –  65,35%  
              Stranieri arrivi   + 231,42%          Presenze  +  232,61%

-                     CENTRI LACUALI (Posta Fibreno):
2005:     Italiani  arrivi             64          Presenze           153 
              Stranieri arrivi             9           Presenze             14
2010:     Italiani  arrivi           157          Presenze           335  
              Stranieri arrivi             7           Presenze             10
Variazioni in percentuale:
              Italiani  arrivi    + 145,31%          Presenze   + 218,95%  
              Stranieri arrivi   –   22,23%          Presenze   –   28,58%

In conclusione dai dati esaminati, come già rilevato in premessa, risulta una  predominanza del  segno positivo negli arrivi e un considerevole aumento delle presenze. La domanda turistica è orientata al frazionamento delle vacanze con una riduzione del soggiorno. Da un’analisi più attenta emergono dati positivi collegati in particolar modo al notevole incremento registrato dagli arrivi e dalle presenze dei Paesi Europei ed Extra-europei, che sono spesso il risultato delle azioni  promozionali svolte dall’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Frosinone.

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